“Mi sento una nullità. Non ho più dignità”. Nel cuore della movida barese, in piazza Mercantile, vive la famiglia di Raffaele che a stento riesce ad arrivare a fine mese. In sette vivono in una stanza che non è neanche adibita ad abitazione. “Siamo io, mia figlia, mio figlio con la moglie incinta e i miei due nipoti piccoli”. La moglie di Raffaele è purtroppo deceduta il mese scorso a causa di una grave malattia.
Raffaele sente di non meritarsi tutto questo. Una vita di lavoro e di sacrifici buttata al vento quando ha perso l’impiego come muratore in una ditta. “Vivevamo a Grumo. Ho perso il lavoro e non potevo più pagare l’affitto. Per questo ci siamo trasferiti in questo deposito. Qui non ci sono utenze. L’acqua la prendo dalla fontana e ci laviamo in un catino, per il gas invece prendo le bombole, ma anche quella è una spesa che non riesco più ad affrontare serenamente”.
Tutti campano sulla pensione di Raffaele e nessuno del resto della famiglia prende il reddito di cittadinanza perché il deposito, non essendo adibito ad abitazione, non può essere la loro residenza. “Per lo Stato sono un senza tetto, mia figlia non ha i documenti perché non riusciamo ad avere la residenza. Per mangiare lascio debiti nei negozi che poi passo a saldare appena mi arriva la pensione. Ho provato a cercare una casa in affitto, ma chiedono i numeri. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti perché io adesso mi sento davvero una merda di uomo”.