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Incendio nel carcere di Bari, la denuncia del Sappe: “Tragedia evitata ma nulla è cambiato. Detenuti a rischio”

6 Febbraio 2024
– Autore: Raffaele Caruso
6 Febbraio 2024
– Autore: Raffaele Caruso

“A questo punto non sappiamo più cosa pensare, poiché la leggerezza del dirigente sanitario del centro clinico del carcere di Bari e dei Dirigenti dell’ASL travalica ogni umana comprensione, nonostante qualche giorno fa si sia evitata la tragedia con l’incendio al primo piano del reparto sanitario, ove alcuni detenuti su sedia a rotella non sono morti asfissiati grazie alla generosità e coraggio (non dei sanitari che avevano la responsabilità del reparto) di alcuni poliziotti (poi intossicati dal fumo) che li hanno presi in braccio poiché non c’era alcuna via di fuga. Infatti ci è stato riferito che al terzo piano del centro clinico sarebbero ospitati ancora detenuti su sedia a rotelle e un super obeso (quasi 300 kg) che non riuscirebbe a camminare e che passerebbe le sue giornate nel reparto poiché non ci sarebbero le condizioni per farlo scendere. Se ciò dovesse essere vero, in caso di incendio questi detenuti non avrebbero alcuno scampo ed andrebbero incontro ad una terribile morte”. Inizia così il comunicato del sindacato SAPPE, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria.

“Anche se le nostre denunce hanno più volte rappresentato la pericolosità della struttura sono finite nel vuoto, ci aspettavamo che qualcosa cambiasse e si procedesse con l’evacuazione immediata di tutti i malati sistemati in zone pericolose, ove sono presenti barriere architettoniche senza vie di fuga, ed in condizioni igienico sanitarie precarie – si legge nella nota -. Invece tutto continua come se non fosse accaduto nulla, e senza che gli Enti preposti alla tutela dei diritti di detenuti abbiano fatto sentire alta la loro voce a partire dai professionisti del carcere. Leggiamo spesso sui giornali che in occasione di fatti come quello accaduto all’interno del carcere di Bari che poteva essere una tragedia molto grande, si individuano subito delle responsabilità, che sembra che per il caso in questione almeno per il momento non ci siano. Cosa alquanto bizzarra è che a preoccuparsi della dignità, del diritto alla salute e della sicurezza dei detenuti, sia rimasto solo il SAPPE che rappresenta quei poliziotti che vengono definiti torturatori da chi seduti al calduccio delle loro scrivanie, ignorano cosa sia veramente la vita all’interno del carcere, ove oltre alla violenza c’è tanta umanità, coraggio, ascolto dei ristretti e delle loro problematiche, da chi vive 24 ore al giorno vicino a loro”.

“Due giorni fa i detenuti del carcere di Bari hanno protestato battendo le pentole contro le inferriate poiché vogliono più poliziotti all’interno delle sezioni detentive, considerato che nei turni serali e notturni ci sarebbe una sola unità a gestire anche tre piani – aggiunge il Sappe -. Subito dopo l’incendio dell’altro giorno molti detenuti hanno ringraziato i poliziotti per l’intervento coraggioso, lo stesso tipo di intervento molto più pericoloso per cui in un’altra occasione è costato la libertà, il lavoro, e la dignità per 11 poliziotti che hanno avuto l’unico torto di aver perso la ragione per quei pochi dannati secondi, dopo ore di grandissimo stress (hanno salvato la vita al torturato ed evitato una sanguinosa rivolta), e per cui tutti si sono scagliati contro come se fossero stati i nazisti che gasavano gli ebrei. Il SAPPE invita chi di dovere ad intervenire affinché tutti i detenuti malati nel carcere di Bari, soprattutto quelli più a rischio, siano evacuati e distribuiti in altri centri clinici carcerari della nazione, poiché in caso di un altro episodio come quello avvenuto 10 giorni fa , il bilancio potrebbe essere molto più drammatico, e le responsabilità non saranno solo di chi si ritiene intoccabile e fa quello che vuole, ma anche di chi essendo a conoscenza della gravità della situazione non è intervenuto”.