La Dda di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio di 80 persone nell’ambito dell’inchiesta “Levante” sul presunto riciclaggio, anche all’estero, di denaro derivante da attività illecite, di evasione fiscale e frode sulle forniture di carburante.
Coinvolti nelle indagini anche tre avvocati, un commercialista, un ufficiale della Guardia di Finanza e diversi imprenditori, oltre a esponenti del clan mafioso Parisi di Bari, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alle frodi fiscali, al riciclaggio e all’autoriciclaggio dei relativi proventi nonché al trasferimento fraudolento di valori, al contrabbando di prodotti energetici, alle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti e alla detenzione illegale di armi con aggravante mafiosa.
L’inchiesta nel febbraio scorso ha portato alla esecuzione di 75 misure cautelari, tra arresti, obblighi di presentazione alla pg e interdizioni, 58 delle quali tuttora in corso. Gli inquirenti hanno accertato un volume di affari illecito pari a circa 170 milioni di euro, realizzato attraverso un sistema di aziende consorziate, società cartiere e frodi fiscali nei settore della commercializzazione di carne e idrocarburi, con la complicità dei professionisti compiacenti e, nella fase della monetizzazione, della criminalità organizzata barese che avrebbe poi reinvestito parte dei proventi nel narcotraffico. L’udienza preliminare inizierà il 15 maggio dinanzi alla gup del Tribunale di Bari Ilaria Casu e si celebrerà nell’aula bunker di Bitonto.