Anita Maurodinoia risulta indagata nell’ambito della maxi inchiesta che il 26 febbraio ha portato all’arresto dell’ex consigliere regionale, Giacomo Olivieri, e di sua moglie, Maria Carmen Lorusso, consigliere comunale di Bari sospesa dopo essere finita ai domiciliari. L’assessora regionale ai Trasporti però non è stata sottoposta a intercettazioni telefoniche perché il 22 maggio 2019 il gip non autorizzò a procedere considerando che la Polizia non aveva raccolto sufficienti indizi. Le intercettazioni d’urgenza, richieste dalla Procura il giorno prima, furono così bloccate e continuarono solo per Olivieri e tutti gli altri indagati. Nelle richieste di proroga delle indagini però il nome della Maurodinoia, assieme a quello di Nicola Gravina (candidato nella lista Sud al centro in un municipio), è continuato a comparire. Resta da capire quale sarà la decisione finale dei pm una volta concluse le indagini preliminari.
“Appare evidente che anche costoro, come Olivieri, si stiano dedicando alla compravendita dei voti in vista dell’imminente tornata elettorale e che per farlo stiano utilizzando soggetti appartenenti o contigui alla criminalità organizzata del quartiere San Paolo e di Bari Vecchia”, scriveva la Procura nel maggio 2019 nella richiesta di intercettarla.
“Comunque la Maurodinoia ha preso 6.400 voti… se si metteva… ad Emiliano lo sai quanto stavano dando? Vito… 50-70 euro a persona… a voto… e come fai a batterli?”, le parole intercettate di Michele Nacci, primo dei non eletti e candidato in coppia al Comune nel 2019 con Maria Carmen Lorusso. “Noi non riusciremo mai a competere con Maurodinoia, perché quella è scientifica. Loro fanno un discorso… vieni, 50 euro a voto, calcola mille voti e chiude là la partita. Ma io questo meccanismo non lo condivido”, le parole intercettate invece di Olivieri.
L’assessora, eletta alle Comunali del 2019 e alla Regionali del 2020, viene chiamato in causa nelle intercettazioni, ma non solo. Secondo quanto emerge dall’inchiesta della Dda Tommaso Lovreglio, nipote di Savinuccio, ha raccontato di aver incontrato una volta in un bar al Madonnella e una volta in un ristorante di Altamura la Maurodinoia, insieme al marito Sandro Catalado, di aver preso con loro un caffè e di aver ricevuto anche i saluti per suo padre, Battista Lovreglio, elemento di spicco del clan Parisi. “Sapevano perfettamente chi fosse Lovreglio”, scrive la Polizia.
“Non so assolutamente chi siano, né lui né suo padre. Può essere capitato di stringere la mano di qualcuno di cui ignoro l’identità, ma certamente non ho preso caffè con queste persone”, il commento della Maurodinoia a La Repubblica sulla vicenda emersa nei giorni scorsi. “Dei rapporti tra la coppia e Tommaso Lovreglio nonché Battista, cognato del capoclan ed esponente di vertice del sodalizio, sono emerse evidenze nel corso dell’indagine”, si legge però nella nota inviata alla Procura. E ancora “Quella fra i tre è più di una semplice conoscenza”. Il marito resta coinvolto in un’altra inchiesta sul voto di scambio, dove si mira a verificare se Sud al centro abbia alterato le competizioni elettorali per il Comune di Bari nel 2019 e per la Regione nel 2020.