Non è riuscito a sopravvivere a quel fatidico incidente Giovanni Lofoco, conosciuto da tutti per il suo lavoro. A bordo del suo Taxi 29 da 45 anni girava per le vie di Bari fino al 7 settembre 2022. Quel giorno è stato investito mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. Inizialmente, come racconta sua figlia Lucia nella lunga lettera d’addio, non sembrava fosse nulla di grave, un semplice taglio dietro al collo, ma dopo poco la situazione è precipitata fino al coma. Questa mattina Giovanni ha smesso di respirare e sua figlia ha voluto vivere quegli ultimi istanti di vita del padre e l’amarezza di non aver potuto fare nulla per lui.
“Il 7 settembre 2022 alle 8.00 di mattina Giovanni, un uomo buono, un marito affettuoso sempre presente, un padre premuroso, un nonno esemplare, grande amico di tutti, è uscito per fare semplici commissioni e non ha fatto più ritorno a casa, una piccola manutenzione per il suo adorato “Taxi 29”, comprare delle cozze e portarle a casa, era un mercoledì come tanti d’altronde. Preciso e metodico anche nella scelta del menu del giorno, aveva chiesto a mia madre di preparare “patate riso e cozze”, avrebbe ripreso l’auto qualche ora dopo per mettersi al servizio di chiunque avesse avuto bisogno, come ormai ogni giorno da 45 anni, mio padre Giovanni. Lascia l’auto dal meccanico, si raccomanda con lui di fare presto: “Alle due devo montare”, e lui: “Stai tranquillo Giovanni, è una sciocchezza”, papà si incammina verso casa. A pochi passi da casa sua, in via Francesco Crispi, una strada percorsa decine e decine di volte al giorno nel corso dei suoi 67 anni di vita, incontra il suo destino, viene investito sulle strisce pedonali da un auto guidata da una persona molto molto anziana. Coloro che frequentano quella strada conoscono bene la grande affluenza e quante persone a quell’ora vi passino, chi per andare al tribunale, chi per andare a scuola, chi al mercato o in chiesa e chi invece fa ritorno a casa, mio padre doveva solo comprare le cozze e tornare a casa. L’impatto con l’auto è stato violento, prima i vigili, poi l’ambulanza, papà era sveglio, imprecava furioso per la perdita di tempo, alle due di pomeriggio doveva andare a lavorare, ma invece eccolo sporco di sangue in un’ambulanza, un passante riconoscendolo avverte subito mia madre. Io, mia madre e mio fratello e la corsa al pronto soccorso, ignari di tutto; non sapevo cosa aspettarmi, ma entrando in sala rossa e vedendo papà sveglio e vigile ho pensato non fosse nulla di grave, aveva solo una piccola ferita dietro la testa e tanto sangue ma nessun osso rotto. “Lucia io ero a piedi, non ho fatto l’incidente con la macchina, il Taxi sta dal meccanico, andatelo a prendere”, si preoccupava per le cozze, per il pranzo di quel giorno. “Lucia ho ordinato le cozze, mandale a prendere”, e io urlando: “Papà, ma ‘fanculo le cozze! A noi importa che tu stia bene”. Invece non è stato così, da lì a poco il vomito e il malessere, da lì a poco un camice bianco mi dice che la situazione era grave e che sarebbe potuto entrare in coma profondo da un momento all’altro. L’incubo inizia a farsi strada, inizia ad insinuarsi subdolo nelle nostre vite, il punto di rottura all’interno del cranio non consentiva nessuna indicazione chirurgica né farmacologica, dovevamo aspettare, e noi abbiamo aspettato che la natura facesse il suo corso. Abbiamo sperato in un recupero, che non è mai arrivato. Ho visto mio padre distruggersi, ridursi a un terzo, l’ho chiamato tutti i giorni: “Papà, papà, papà”, ma era in coma vegetativo Lucia, non ha potuto risponderti. Ringrazio il Pronto Soccorso del Policlinico di Bari, il reparto di Neurochirurgia del prof. Signorelli, il reparto di Anestesia e Rianimazione I, ringrazio anche il reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale “De Bellis” di Castellana Grotte e l’Hospice “A. Marena” di Bitonto, che hanno accudito mio padre in tutti questi mesi. Ringrazio poi tutti i parenti e gli amici intimi che ci sono vicini. Destino beffardo, un tassista, un uomo che per mestiere vive la sua vita in una auto, muore investito mentre cammina a piedi. Che questa lettera vi sia da monito: a qualsiasi età, se non si è nelle condizioni di mettersi alla guida, non bisogna guidare. E ora mi rivolgo a te papà, il tuo adorato TAXI 29 lo porta in giro Francesco (mio fratello) con il tuo stesso orgoglio, e io piango se vedo un piatto di patate riso e cozze. Ciao Papà, Ciao Nonno, Ciao Giovanni Taxi 29, Statt bun Giuan”.