“Il direttore generale dell’Amtab mi chiese aiuto perché non riusciva a licenziare persone vicine ai clan”. È quanto dichiara alla Gazzetta del Mezzogiorno Elio Di Molfetta, il magistrato che nel 2020 fu nominato dalla Regione Puglia alla presidenza dei collegi di disciplina delle aziende di trasporto, tra cui l’Amtab di Bari che a febbraio è finita sotto amministrazione giudiziaria dopo gli oltre 100 arresti cui ha portato l’inchiesta Codice interno.
L’indagine ha fatto emergere pressioni del clan Parisi per le assunzioni nell’Amtab e un sistema di voto di scambio politico-mafioso alle lezioni comunali del 2019. Tutto questo ha spinto il Viminale a inviare una commisione che dovrà valutare se sciogliere il consiglio comunale di Bari. Elio Di Molfetta, giudice civile a Trani – ricostruisce il quotidiano – accettò di assumere l’incarico gratuito di guidare il consiglio di disciplina in 75 società concessionarie di servizi di trasporto. Incarico che ha mantenuto fino a metà 2023 quando il Consiglio di Stato lo ha dichiarato illegittimo dopo che, a settembre del 2021, il Csm gli negò l’autorizzazione allo svolgimento dell’incarico. Di fatto anche l’Amtab fu così privata dell’organo che deve autorizzare i licenziamenti del personale.
“Subito dopo la nomina – ricorda Di Molfetta – mi sono insediato come presidente in numerosi consigli di disciplina. Quello dell’Amtab aveva grandi particolarità. Quando mi presentai, il direttore generale dell’epoca mi chiese un colloquio a quattr’occhi per chiedermi aiuto perché non riusciva a licenziare alcune persone vicine ai clan. Mi disse che appena si sapeva che sarebbe stato aperto un procedimento disciplinare, arrivavano forti pressioni in senso contrario”.