“Vi ricordate di Brunella e Giovanni, due infermieri neolaureati che durante la pandemia sono partiti al nord per aiutare a fronteggiare il virus, con l’incoscienza di adolescenti e il rischio di essere contagiati? Da allora sono passati due anni e mezzo, e i due infermieri sono diventati dei professionisti validi, pieni di esperienza che li ha cambiati e li ha resi più forti. Oggi però i nostri due eroi vorrebbero tornare a casa, in Puglia, dove da poco c’è stata una stabilizzazione, che ha rincuorato tanti ragazzi precari senza affrontare un concorso”.
“I nostri due ragazzi, però, nonostante abbiano vinto il concorso al nord, non hanno molta speranza di ritornare nella propria terra – si legge ancora -. Si dovrebbe fare una delibera specifica per aiutarli, non è giusto che si dia la precedenza alle stabilizzazioni quando i nostri infermieri sono partiti senza un euro in tasca, lontani da casa, pagando affitti e studiando per conquistare il ruolo. Gli infermieri divengono in questo modo letteralmente prigionieri delle aziende sanitarie che li ha assunti a tempo indeterminato, così essere di ruolo diventa una sorta di condanna perché ci si lega a vita all’azienda stessa dal punto di vista lavorativo. Aiutiamo questi giovani a ricongiungersi alle loro famiglie. Si ritroveranno adulti, con parte dei sogni realizzati e altri no, con ancora tanta voglia di fare e con nuovi obbiettivi da raggiungere. Ma senza perdere la speranza. Ah, loro non hanno ancora posato la valigia”.
L’infermiera Antonella Perrucci