La Corte d’Assise di Taranto ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica presentata dai difensori di Salvatore Dettori, l’ex sottufficiale della Marina militare di 46 anni, che confessò di aver ucciso il 14 novembre 2024 con diverse coltellate sua madre, Silvana La Rocca, ex insegnante di 73 anni, nel cortile della villetta in cui abitava la vittima, a Marina di Leporano, in provincia di Taranto.
Dopo l’omicidio l’uomo asportò il cuore alla vittima. I legali avevano presentato documentazione medica che parlava di disturbo dell’umore per l’imputato, che – avrebbero fatto rilevare i giudici, ritenendo peraltro l’istanza tardiva – non rientra tra le patologie psichiatriche tali da incidere sulla capacità di intendere e volere.
Dalle indagini emerse l’esistenza di rapporti conflittuali tra la 73enne e il figlio primogenito, determinati in particolare dalla sua precaria situazione economica. Il 46enne, difeso dagli avvocati Francesco D’Errico ed Emanuele Catapano, parlò agli inquirenti del rifiuto della madre di ospitarlo a casa e della gestione della villetta, divisa per successione tra la vittima e i due figli (l’altro vive in Francia). Ma fornì anche dichiarazioni contrastanti e alcune giudicate inverosimili, come quella di aver ammazzato la madre perché lo costringeva, «influenzata da altre persone», a mangiare «carne umana».
Il 46enne disse di essere ossessionato dall’idea che intorno ci fossero «i vampiri» e affermò di aver prima colpito la madre dietro la nuca e, successivamente, non essendo riuscito ad ucciderla subito, di averle inferto diverse coltellate alla gola, all’addome e infine allo sterno «per prelevarle il cuore», restando a vegliarla «fino al momento del suo ultimo respiro».
Le tre sorelle, il fratello e il figlio minore della vittima hanno formalizzato la richiesta di costituzione di parte civile tramite gli avvocati Nicola Petrini e Rosaria Bova chiedendo complessivamente un risarcimento danni di un milione e 100mila di euro.