Limite di 30 chilometri orari nelle città. Un argomento che in questi giorni sta tenendo banco e sta creando non poche polemiche. A darci un suo parere è l’avvocato Teodoro Nigro, già comandante della polizia locale di Brindisi, Cisternino, Mesagne e Manduria. “È argomento diffuso in questi giorni quello dei limiti di velocità urbani imposti da alcuni Comuni, anche metropolitani, di 30 km/h. Fermo restando la legittimità delle decisioni in linea con quanto prevedono le norme specialistiche sulla velocità di guida, appare necessario addurre qualche considerazione nell’interesse pubblico dei consociati ed astrattamente della circolazione stradale. Porre un limite inferiore ai 50 km/h ha senso se ha lo scopo di prevenire rischi, concreti ed astratti tra i protagonisti della circolazione stradale ovvero evitare quelli derivanti dalle interferenze stradali attive e passive”.
“Quindi per semplificare aree urbane ben circoscrivili ad altissima densità anche pedonale o a vocazione cicloturistica a cui va ad aggiungersi la peculiarità del sistema toponomastico e viario con ad esempio una successione di piazze, attraversamenti pedonali, fermate bus o metropolitane e simili. Ma imporre i 30 km/h allorquando la viabilità è ampia magari per corsie già esistenti ed organizzazione dei sistemi di sicurezza passiva del pedoni è ben lontana dal rischio ipotetico, parrebbe esercizio della funzione pubblica meramente teorica”.
“Viaggiare con le autovetture oggi in circolazione e produzione a 30 km/h costanti significa farsi superare, spesso, da veicoli a due ruote finanche bici e monopattini e se presenti tram e filobus; significa assumere una “postura” di guida poco consona alla routine degli spostamenti urbani pur sempre diligenti e prudenti e significa anche delegittimare il sistema delle intersezioni semaforizzate come sin ora progettate tutt’uno con gli attraversamenti pedonali e significa ancora tralasciare, ove esistenti, la logica delle corsie preferenziali”.
“Certamente si ipotizza un risparmio energetico ed un minor rischio di incidentalità : scientificamente non penso siano in circolazione studi scientifici sul punto atti a dimostrare l’utilità marginale differenziale tra l’andatura di 30 e quella di 50 km/h sempre in città e sempre nel dettaglio. Poi significativo è immaginare la concretezza ed efficacia nella costanza, dei controlli ad opera degli agenti di polizia stradale e l’eventuale tolleranza superata la quale infliggere la sanzione al codice della strada”.
“Un ginepraio di problematiche che se fatte proprie dalle amministrazioni comunali che hanno inteso adottare diffusi limiti di velocità di 30 km/h, meglio sarebbe stato muovere scelte pubbliche più in linea con logiche di ponderazione tra interessi pubblici diffusi allorquando il termine limite richiama univocamente un obbligo che deve o dovrebbe tener conto di ben più ampi spettri comportamentali che strada, piazze e marciapiedi e quindi l’intera circolazione stradale imporrebbe avere per la miglior vita dei consociati di un territorio direi specifico e circoscritto, nella più equa mediazione, concreta e fattuale, tra autonomia e potestà amministrativa delle ente locale e “coordinamento” legislativo statale e quindi ministeriale al fine di evitare il ripetersi di interventi a spot privi, per sintetizzare e concludere, di reali controlli e lungimiranza di risultati (pubblici) pur se ricchi di aspettative”.