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L’impegno politico per le Comunali di Bari e il complotto “farlocco”: perché Sandrino deve restare ai domiciliari

16 Aprile 2024
– Autore: Redazione Quinto Potere
16 Aprile 2024
– Autore: Redazione Quinto Potere

Alessandro Cataldo, marito dell’ex assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia, accusato di essere il promotore del metodo Sandrino e dell’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale tramite il movimento politico Sud al centro nelle elezioni Comunali di Bari (2019), Grumo Appula (2020) e Triggiano (2021) e per le Regionali del 2020, resta ai domiciliari. È stata infatti respinta la richiesta della sua difesa, i legali ora presenteranno ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento della misura cautelare. Nell’interrogatorio di garanzia Cataldo aveva respinto tutte le accuse, parlando di un complotto escogitato a tavolino per incastrarlo. Una versione però che non ha convinto la giudice Paola Angela De Santis.

Troppo alto il rischio di reiterazione del reato in vista delle prossime elezioni Comunali di Bari (Cataldo ha confermato di avere preso parte, sino alla data dell’arresto, ad incontri politici in previsione della campagna elettorale per l’elezione del sindaco della città di Bari), così come troppo alto è il rischio di inquinamento delle prove. A Cataldo non sono bastate le dimissioni da segretario del partito Sud al Centro, così come non è bastato il fatto che la moglie, Anita Maurodinoia, non sia più assessore della Regione Puglia. Sandrino ha dichiarato di essersi separato da lei due anni fa e di non vivere più sotto lo stesso tetto, ma “all’atto dell’esecuzione della misura cautelare, i due erano nell’abitazione coniugale di Triggiano”.

Ad “incastrare” Cataldo sarebbero stati anche le dichiarazioni di Antonio Donatelli, ex sindaco di Triggiano, e dei figli dell’ex vicesindaco Vito Perrelli. Piergiorgio e Alberto, a cui ieri sono stati revocati i domiciliari, hanno sottolineato il legame stretto tra Sandrino e il suo braccio destro, De Francesco, fino a pochi giorni prima dell’arresto, smentendo così la ricostruzione di Cataldo. “Risulta inverosimile ipotizzare che il mercimonio di voti, esplicitamente documentato, che per propria natura richiede una consistente disponibilità di denaro, possa essere stato gestito dai soli partecipi ed esecutori, richiedendo piuttosto un’oculata regia, in termini di pianificazione e rinvenimento delle risorse”, si legge nelle carte.