I carabinieri del comando provinciale di Bari hanno arrestato questa mattina oltre 50 persone, ritenute appartenenti al clan Parisi-Palermiti di Bari, indagate per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Dopo la maxi inchiesta della Dda di Bari e i 135 arresti, notificate dunque altre 56 ordinanze di custodia cautelare (55 in carcere e una ai domiciliari) per traffico di droga nei confronti dello stesso gruppo criminale (36 persone erano già in carcere). Tra questi Eugenio e Giovanni Palermiti, Michele e Nicola Parisi, Filippo Mineccia e il “pentito” Domenico Milella.
Le indagini, condotte dal 2017 al 2020 su coordinamento della Dda, partirono dopo i tre omicidi di mafia commessi a inizio del 2017 nel quartiere Japigia di Bari, delitti frutto della faida tra il clan Palermiti e gli “scissionisti” capeggiati da Antonio Busco. Per sostenere il conflitto e permettere la cacciata di Busco e dei suoi sodali dal rione, il clan Palermiti si alleò con il clan Parisi creando una “società della guerra” (così definita dagli stessi indagati) con una vera e propria struttura gerarchica e una cassa comune. Il business più redditizio di questa “società” derivava dallo spaccio di stupefacenti, portato avanti sia a Bari che in provincia. In particolare, il clan si riforniva di cocaina dai comuni dell’hinterland di Bari (Mola, Noicattaro, Terlizzi e Capurso) e di hashish e marijuana da Marocco e Spagna. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno sequestrato 80 chili di hashish, sette di cocaina e due di marijuana. L’inchiesta ha anche documentato che durante il lockdown legato all’emergenza Covid le squadra di narcotrafficanti e pusher, per non destare sospetti e riuscire a circolare liberamente, si travestivano da imbianchini e operatori sanitari del 118.