Si è dichiarato «innocente» per poi avvalersi della facoltà di non rispondere Eugenio Palermiti, ritenuto ai vertici del clan mafioso che controlla i traffici illeciti del rione Japigia di Bari. Palermiti è stato arrestato lunedì scorso per lesioni personali aggravate, atti persecutori e violenza privata con l’aggravante mafiosa. Palermiti, assistito dagli avvocati Raffaele Quarta e Nicolò Pisani, ieri è stato sottoposto a interrogatorio di garanzia davanti al gip di Bari Giuseppe De Salvatore, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il boss, 69 anni, è considerato il mandante di un agguato avvenuto nel 2013 nel quartiere Japigia di Bari contro un suo coetaneo che – secondo gli inquirenti – aveva smesso di fargli «favori». La vittima fu gambizzata da Domenico Milella, ex braccio destro del boss e da qualche anno collaboratore di giustizia.
A Palermiti gli inquirenti contestano anche vari atti di violenza privata e atti persecutori nei confronti dei parenti di alcuni collaboratori di giustizia. Il boss in persona, aggirandosi per le strade del suo quartiere in bicicletta, avrebbe infatti minacciato i familiari di alcuni membri del clan che avevano deciso di collaborare con la giustizia. «Se tuo nipote ha deciso di fare una cosa del genere (collaborare, ndr) dovete scasare tutti da Bari», avrebbe detto alla zia di uno di questi in uno dei diversi episodi a lui contestati. Il gip, nell’ordinanza cautelare, ha rilevato la «spregiudicatezza che caratterizza ogni sua condotta» e la sua «non comune inclinazione a delinquere», testimoniata da un “curriculum criminale» con precedenti per omicidio, associazione mafiosa, estorsione e associazione finalizzata al narcotraffico.