Le assunzioni nell’Amtab, la municipalizzata dei trasporti di Bari, avvenivano tramite “agenzia interinale”, dalla quale venivano chiamate “sempre le stesse persone”. “Se negli elenchi dell’agenzia c’erano 50 persone, venivano chiamate sempre quelle 6-7. Era la direzione, o l’ufficio del personale, a dire all’agenzia di mandare” determinate persone. Lo ha detto oggi in aula a Bari il collaboratore di giustizia Nicola De Santis, ascoltato in un’udienza del processo nato dall’inchiesta ‘Codice internò di Dda e squadra mobile di Bari, che ha portato a oltre 130 arresti e ha svelato i presunti legami tra mafia, politica e imprenditoria cittadina.
Il racconto fatto oggi da De Santis si riferisce ai primi anni Duemila (lui fu assunto come autista nel 2004, sempre tramite agenzia interinale): il direttore, ha detto il collaboratore di giustizia, “veniva pressato” per assumere nell’azienda persone vicine ai clan. De Santis ha confermato, come in passato aveva già messo a verbale, che alcuni concorsi per l’Amtab sarebbero stati truccati per favorire l’assunzione di persone vicine ai clan.
Le pressioni, ha spiegato De Santis, venivano fatte anche sull’ex responsabile dell’area sosta di Amtab, per la Dda vittima di estorsione da parte dei clan. “Quando c’erano concerti o eventi era Michele De Tullio (coimputato ritenuto membro del clan Parisi, ndr) a fare le squadre”. Il responsabile, ha aggiunto De Santis, “ubbidiva” alle richieste “perché aveva paura, sapeva che di fronte aveva il clan Parisi. E anche con Massimo (Parisi, fratello del boss Savino e autista Amtab, ndr) andava con i guanti”. Quando il responsabile dell’area sosta “aveva di fronte Massimo”, ha continuato il collaboratore di giustizia, “aveva timore”. “Massimo aveva il suo modo di aggredire, diceva ‘Io non posso andare al Cep, a Carbonara, a Enzitetò (quartieri di Bari, ndr) perché aveva timore che gli facessero un agguato. Lo temeva perché è il fratello di Savino Parisi”. “Quando si stilavano i turni – ha detto ancora – si faceva a rotazione, ma Massimo non ha mai fatto rotazione e non ha mai fatto alcune linee”. L’inchiesta ha portato all’amministrazione giudiziaria dell’Amtab (tuttora in corso) e al licenziamento dei dipendenti ritenuti vicini ai clan, tra cui Massimo Parisi.