“La criminalità organizzata ha interferito con la democrazia”. Sono dure le parole del procuratore Roberto Rossi, in merito all’operazione che ha portato all’arresto tra Bari, Taranto e Palermo di 19 persone tra cui spicca il nome della consigliera comunale di Bari per Italia Popolare, Francesca Ferri, e Nicola Canino, imprenditore e presidente del Foggia Calcio, in passato anche consigliere regionale e comunale a Bari. “Non importava a quale coalizione politica si appartenesse, per il capomafia interessavano gli affari, secondo una delle intercettazioni”.
“Questa ordinanza è il frutto di attività investigativa su due filoni, il primo antimafia e il secondo amministrativo che si è innestato. È stata riconosciuta dal gip l’esistenza sul territorio di Valenzano di una associazione di stampo mafioso guidata da Salvatore Buscemi che si è affiliato a Ottavio Di Cillo, uomo del clan Parisi di Bari. Il secondo filone investigativo riguarda due fenomeni che si sviluppano per tutto il 2019, partono dalle amministrative al Comune di Bari e arrivano a quelle di Valenzano, che aveva subito lo scioglimento per infiltrazione mafiosa. È stato accertato in relazione al Comune di Bari che sarebbe stata costituita una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per la selezione e il reclutamento degli elettori in cambio di denaro, dai 25 ai 50 euro, per una candidata di una lista civica poi eletta (Francesca Ferri). L’associazione sarebbe stata promossa dal compagno convivente della candidata, anche lui arrestato in carcere, che risulta avere contatti con la criminalità organizzata, e di cui risulta far parte un noto imprenditore già consigliere comunale e regionale e oggi presidente del Foggia Calcio. Altri 7 soggetti avevano il ruolo di portatori di voti. La stessa coppia, consigliera comunale e il suo compagno, si è attivata per le elezioni comunali di Valenzano. In questo caso è accertata la compresenza del capo del clan di Valenzano. Per questo è stato riconosciuto dal gip lo scambio elettorale politico mafioso. Avrebbero avuto il ruolo di recuperare voti della malavita in cambio della promessa di utilità, tra cui la modifica del piano regolatore per rendere edificabili terreni del capoclan. In particolare questo impegno era stato garantito alla stessa coppia protagonista dei fatti relativi al Comune di Bari. Poche volte in Italia è stata riconosciuta la sussistenza del 416 ter come è avvenuto per l’indagine sul comune di Valenzano” sottolinea il procuratore aggiunto Luigi Giannella.