Il Consiglio regionale della Puglia, con 25 voti a favore e 17 contrari, ha deciso di rinviare ancora una volta la discussione della proposta di legge per modificare l’assetto societario dell’Arpal, l’Agenzia per le politiche attive del lavoro, salvando così il direttore generale Massimo Cassano, candidato alle scorse elezioni in Puglia con Azione di Carlo Calenda. In caso infatti di approvazione, il suo incarico decadrebbe. Il capogruppo di Con Emiliano, Giuseppe Tupputi, ha chiesto di far slittare la discussione e, con voto segreto, la richiesta è stata approvata.
“Gran parte della maggioranza salva Cassano, forse per coprire tutte le coincidenze tra assunzioni all’Arpal, fede politica e parentele, e buca la legge sul fine vita – dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati -. Due punti fondamentali, l’uno di buon andamento della pubblica amministrazione e l’altro sui tanto decantati diritti civili, peraltro propagandati nei programmi elettorali. Una combinazione di complicità, crudeltà, eversione e caos sono ormai gli ingredienti. Ma io farò di tutto per riportare il mio partito al governo delle cose serie e concrete, distaccandolo dai giochi di potere suggeriti dal Presidente Emiliano. La legge di riforma dell’Arpal è stata ancora una volta rinviata, questa volta per preparare un nuovo poltronificio, consigli di amministrazione in tutte le agenzie, e per non assumere la responsabilità di una decisione chiara, rendendosi quindi complici di una situazione su cui ci sarebbe come minimo il bisogno di approfondire. Ma il buon andamento della pubblica amministrazione è un valore per tutti? Cosa pensano le persone di noi quando facciamo così? Questi sono i problemi. Ma oggi c’è di più: presi dall’obiettivo Cassano hanno sacrificato pure la legge sul fine vita, emblema dei diritti civili tanto proclamati e scarsamente praticati, mettendosi dalla parte dell’insensibilità e della crudeltà. E sul punto del fine vita è stata data pure una giustificazione risibile sulla mancata previsione dell’argomento nel programma elettorale regionale, come se l’esecuzione delle sentenze della Corte costituzionale possa essere oggetto di un programma elettorale e non una condotta lineare per non darsi all’eversione. Io ho giurato sul rispetto della Costituzione e delle leggi quando ho avviato la mia professione di avvocato, come posso dunque avallare un’idea con alla base la violazione della Costituzione e delle leggi? Come fa il Presidente Emiliano, che come me ha giurato sul rispetto della Costituzione e delle leggi, a ispirare questa clamorosa violazione abbandonando addirittura l’aula al momento del voto? Come possiamo fingere su tutto e chiudere gli occhi sul fatto che il Ministero della salute ha espressamente chiesto alle regioni italiane di eseguire la sentenza della Corte costituzionale? È un vero caos, un clamoroso difetto di governo delle cose concrete, che mi porta purtroppo a combattere, senza sosta, contro una maggioranza elettorale trasformatasi purtroppo in opposizione ai bisogni e le aspettative dei pugliesi”.
“Sulla vicenda Arpal la maggioranza di sinistra sta mettendo in scena il festival della microfisica del potere. L’ennesimo rinvio della discussione sulla proposta di legge per la modifica dell’assetto dell’Agenzia per le politiche attive del lavoro dimostra che dalle parti di Emiliano regna il caos più totale. Noi che siamo contrari ad una struttura come l’Arpal, e riteniamo, come da emendamento presentato, che comunque si debbano sempre prevedere per qualsiasi ruolo apicale requisiti di professionalità, onorabilità e autonomia, assistiamo ad una vicenda paradossale, dove la politica mostra il suo volto peggiore, tra dichiarazioni ufficiali e ufficiose, balletti di responsabilità, tra chi quel direttore generale lo ha votato, anche a dispetto dei curricula, e oggi vorrebbe mandarlo a casa, e chi non lo ha votato, facendosi scudo della segretezza del voto e oggi a parole vorrebbe sostituirlo. La verità è che una simile operazione, qualora fosse realmente questa la volontà della maggioranza, potrebbe essere fatta con una semplice mozione di sfiducia che, in maniera analitica, elencasse le cose inenarrabili che oggi il Pd ha scoperto sull’uomo al quale ha affidato un ruolo apicale così delicato. In un settore, quello delle politiche attive in materia di lavoro, di grande rilevanza economica e ancor di più sociale”, dichiara Davide Bellomo, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Puglia e neo deputato eletto.