I 124 indagati dell’inchiesta Codice Interno, che ha evidenziato l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico, politico e sociale della città di Bari, saranno processati a luglio. Tra loro l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, la moglie Maria Carmen Lorusso (ex consigliera comunale di Bari), il padre di lei, Vito Lorusso, ex primario dell’Oncologico di Bari, ma anche gli esponenti dei clan Parisi-Palermiti (Savino Parisi, Eugenio Palermiti, Tommy Parisi, Giovanni Palermiti, Tommaso Lovreglio) Montani e Strisciuglio.
Disposto per tutti il giudizio immediato e la prima udienza è stata fissata il 2 luglio davanti alla Seconda sezione penale. Gli imputati, nel corso degli interrogatori, non hanno cambiato il quadro accusatorio e ora toccherà ai loro avvocati cercare di capovolgere la situazione. Il processo si preannuncia complicato visto il numero degli indagati. Il reato di voto di scambio politico-mafioso è contestato a 19 persone, in totale sono 38 i capi di imputazione invece per l’associazione mafiosa Parisi-Palermiti.
Oltre a queste 124 persone però ce ne sono altre 64. Un fascicolo bis che prende vita da quello principale e che riguarda tutti gli indagati a piede libero. Tra loro c’è anche la consigliera regionale ed ex assessora ai Trasporti, Anita Maurodinoia, nonché moglie di Sandrino Cataldo, finito ai domiciliari il 4 aprile per corruzione elettorale con l’accusa di aver comprato voti per farla eleggere alle Comunali di Bari del 2019 e alle Regionali del 2020. I 64 dovranno affrontare un dibattimento in merito alle accuse avanzate dalla Dda di Bari e rischiano tutti il processo. Nell’elenco ci sono anche altri politici e diversi imprenditori.
La notizia del coinvolgimento della Maurodinoia nella maxi inchiesta del Codice Interno è nota da tempo. Il suo nome non è comparso nei primi fascicoli, ma gli inquirenti sarebbero sulle sue tracce da diverso tempo. “Comunque la Maurodinoia ha preso 6.400 voti… se si metteva… ad Emiliano lo sai quanto stavano dando? Vito… 50-70 euro a persona… a voto… e come fai a batterli?”, le parole intercettate di Michele Nacci, primo dei non eletti e candidato in coppia al Comune nel 2019 con Maria Carmen Lorusso. L’assessora, eletta alle Comunali del 2019 e alla Regionali del 2020, viene chiamato in causa nelle intercettazioni, ma non solo. Secondo quanto emerge dall’inchiesta della Dda Tommaso Lovreglio, nipote di Savinuccio, ha raccontato di aver incontrato una volta in un bar al Madonnella e una volta in un ristorante di Altamura la Maurodinoia, insieme al marito Sandro Catalado, di aver preso con loro un caffè e di aver ricevuto anche i saluti per suo padre, Battista Lovreglio, elemento di spicco del clan Parisi. “Sapevano perfettamente chi fosse Lovreglio”, scrive la Polizia.
“Non so assolutamente chi siano, né lui né suo padre. Può essere capitato di stringere la mano di qualcuno di cui ignoro l’identità, ma certamente non ho preso caffè con queste persone”, aveva detto la Maurodinoia a La Repubblica sulla vicenda. “Dei rapporti tra la coppia e Tommaso Lovreglio nonché Battista, cognato del capoclan ed esponente di vertice del sodalizio, sono emerse evidenze nel corso dell’indagine”, si legge però nella nota inviata alla Procura. E ancora: “Quella fra i tre è più di una semplice conoscenza”.