“So di avere agito in modo errato verso i magistrati. Non voglio giustificare le mie azioni verso i magistrati e verso gli agenti di polizia penitenziaria della casa circondariale di Lecce, quindi dove ho errato è giusto che paghi. Non ho mai contestato ai giudici il lavoro fatto in merito alla custodia cautelare, per la quale è un mio diritto difendermi e dimostrare la mia estraneità ai fatti contestati, quindi non sono arrabbiato per questo”.
Inizia così la lettera scritta in carcere da Pancrazio Carrino, detenuto brindisino accusato delle minacce di morte, aggravate da modalità mafiosa, ai danni di Maria Francesca Mariano, gip di Lecce, e di Carmen Ruggiero, pubblico ministero antimafia. Entrambe sono sotto scorta dopo le lettere intimidatorie ricevute e le tentate aggressioni durante gli interrogatori.
Dopo aver ammesso le proprie colpe scusa, specifica che la sua rabbia è “scaturita da una sofferenza atroce che nessuno può capire, quella di essere stato fatto passare per un lurido stupratore”. “Non è corretto, non solo senza mai avere ricevuto quantomeno un provvedimento a piede libero che dicesse questo, ma perché nella mia vita non ho usato mai alcun tipo di violenza verso la donna in generale, ora figuriamoci verso la donna che ho amato di più al mondo e cioè la mia ex compagna – aggiunge -. Ho la coscienza pulita, anche se qualcuno ha sporcato il mio fascicolo e anche la mia dignità pubblicamente e gratuitamente. Che Dio mi doni la pace interiore e la forza di perdonare”.