La Procura di Bari ha chiesto la condanna a 14 anni di reclusione nei confronti del 35enne Giuseppe Ambriola, il bracciante agricolo accusato del tentato omicidio pluriaggravato della ex, la 35enne di Monopoli Dory Colavitto, accoltellata con oltre 30 fendenti lo scorso 2 novembre e scampata alla morte. L’uomo si trova in carcere ed è a processo con rito abbreviato. I due hanno avuto anche un figlio dalla loro relazione.
Le accuse sono di tentato omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà visto che alcuni fendenti sono stati direzionati verso il volto con la vittima riversa a terra ormai inerme, e per aver commesso il fatto al culmine di condotte persecutorie partite dopo la fine della relazione tra i due. L’uomo, nei mesi precedenti all’aggressione, aveva preso a sassate l’auto dell’ex compagna, si era appostato più volte all’ingresso del lavoro o sotto casa e in un’occasione era anche riuscito a sottrarle il telefonino per controllare i messaggi. “Una gelosia morbosa e asfissiante”, si legge nelle carte.
Ambriola, durante l’interrogatorio, ha affermato che non era sua intenzione ucciderla. “La notte prima non ho chiuso occhio, ero afflitto dal pensiero ossessivo di non poter vedere il bambino e tormentato dalla gelosia. In quei 30 secondi non ero io. Non era mia intenzione ucciderla, ho detto che vorrei morisse ma non per mano mia, che le capitasse una disgrazia”, le sue parole. Il 35enne, durante la requisitoria della Procura, ha inveito contro la pm e il verbale è stato trasmesso per oltraggio a magistrato. Nel processo si sono costituite parti civili la 35enne e la mamma. La prossima udienza è fissata il 3 luglio, è attesa anche la sentenza.