“L’ho saputo accendendo la radio in macchina e non volevo crederci. Mi sono pietrificato, mi sono sentito male. Mia madre ha dovuto gettarmi l’acqua in faccia per farmi riprendere, ho dovuto prendere un calmante. Essendo un leone, ero convinto che Silvio avrebbe superato anche questa”. Sono le parole di Marco Macrì, il 31enne salentino fedelissimo del Cavaliere che era stato tra i primi a raggiungere il San Raffaele di Milano quando il leader di Forza Italia, deceduto questa mattina, fu ricoverato lo scorso aprile, per manifestargli tutta la sua vicinanza ed il suo affetto.
“Silvio era un amico, in lui non ho mai visto un politico. Ci ha dato una nuova luce, una luce di speranza. Silvio ha cambiato la storia dell’Italia. Ha caratterizzato tutta la mia vita: lo seguivo da quando avevo 15 anni. Mentre gli amici giocavano a calcio, io leggevo i libri che parlavano di lui. Per me era un punto di riferimento importantissimo, un pilastro. Per lui mi feci espellere da scuola, perché litigavo con i professori di sinistra; per lui ho troncato anche relazioni amorose con le ragazze; per lui fui denunciato perché inventai di avere testimoniato nel processo De Gregorio – le sue parole riportate dal Corriere del Mezzogiorno -. Di lui mi rimarrà il suo insegnamento, che ripeteva sempre: l’amore vince sempre sull’invidia e sul mondo, bisogna sempre avere il sole in tasca, per donarlo alle altre persone con un sorriso. Domani alle 7 sarò al San Raffaele. Ovviamente sarò presente ai suoi funerali. Voglio dirgli ancora una volta grazie. Grazie per tutto: per l’insegnamento di libertà, di stare al mondo moderno, del suo ottimismo. Per me Silvio era come un padre”.