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Morte Giovanni Vittore, il giudice inchioda il 71enne Francesco Milella: “Non ha mostrato pietà e ha tirato dritto”

27 Luglio 2024
– Autore: Raffaele Caruso
27 Luglio 2024
– Autore: Raffaele Caruso

Francesco Milella, il 71enne di Sannicandro accusato di aver causato l’incidente in via Gentile a Bari nel quale domenica pomeriggio è morto il 21enne Giovanni Vittore, ha lasciato il carcere e si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione. Il giudice non ha infatti convalidato il fermo dell’uomo e ha disposto la nuova misura cautelare. “Non ha mostrato umana pietà nei confronti di Giovanni Vittore, pur avendo appurato le gravi condizioni in cui versava dopo l’incidente, tirando dritto come se nulla fosse, senza sollecitare alcun soccorso e anzi abbandonandolo sul manto stradale, in modo oltremodo pericoloso perché esposto ai veicoli di passaggio”, si legge nell’ordinanza della giudice De Cristoforo.

Nel corso dell’interrogatorio di ieri ha ammesso le sue responsabilità. “Ero poco lucido al momento dell’incidente e ho avuto paura. Sono devastato da quanto successo: quel ragazzo poteva essere mio nipote, mio figlio”, le sue parole. Il 71enne risponde di omicidio stradale aggravato dalla fuga e di omissione di soccorso.

Secondo quanto emerso dalle indagini degli agenti della polizia locale, coordinati dal pm Marcello Quercia, l’indagato in sella alla sua moto avrebbe fatto una manovra improvvisa in prossimità di un dosso che limita la visibilità. Milella è stato identificato attraverso l’analisi dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati della zona che hanno registrato la scena oltre ad alcuni dettagli come gli abiti indossati, il modello della moto, il casco e l’orologio dal cinturino arancione ritrovati sul luogo dell’incidente.

Le indagini hanno accertato come nella dinamica dell’incidente non abbiano contribuito altri elementi esterni come la presenza di altri veicoli, le condizioni del manto stradale e della velocità del motore della vittima. Milella, una volta tornato a casa, non ha avvisato nessuno di quanto accaduto e non si è informato di come stesse il ragazzo. “Non ho mai chiesto a nessuno, anche se vivevo con la paura che potesse essere accaduto ciò che poi è successo”, le sue parole. Una condotta che ha avuto un ruolo specifico nella scelta finale del giudice, tradotta nel concreto pericolo “che, se posto in libertà, possa tornare a commettere condotte illecite analoghe”.