“Sento molte analisi sociologiche, tanti intellettuali indaffarati a illustrare le ragioni, le migliori menti della nazione intente a scavare nelle ragioni più profonde, mentre i telegiornali ogni giorno raccontano storie sempre più assurde e dolorose. Ecco, col pragmatismo che tutti mi riconoscono, io penso che vadano riaperti i manicomi (o come diavolo li volete chiamare!), perché le strade sono piene di pazzi autentici e, per dar retta ai perbenisti, la povera gente piange lacrime amare. E penso pure che bisognerebbe riformulare l’educazione, insegnare e bla bla bla…. ma poi, di fronte a delitti efferati come questo – quando non c’è nessun dubbio sull’autore! – io sono per la pena di morte. Pena di morte per i femminicidi e per ogni delitto simile. Ora e per sempre”.
Il post pubblicato su Facebook dal sindaco di Nardò, Pippi Mellone, per commentare il femminicidio di Giulia Cecchettin, ha creato parecchia discussione in tutta Italia. C’è chi lo attacca ricordando i principi della Costuzione, ma anche chi lo difende. Restano sicuramente parole forti quello del primo cittadino che nel primo commento sotto il post precisa di aver “pubblicato una foto del TG1 del 19 novembre”. “Con la notizia della tragedia di Giulia Cecchettin, il telegiornale di Rai1 ha voluto sensibilizzare gli italiani sul dramma dei femminicidi – si legge ancora -. Alle spalle della conduttrice sono apparsi i volti delle donne vittime di femminicidio nel 2023. Il numero delle vittime è talmente alto che gli schermi dello studio non basta neanche ad ospitare tutti i volti. Sono donne. Sorelle, madri, figlie. Vite spezzate e buttate via. Un’immagine che fa gelare il sangue”.