Alle 7.23 e alle 7.28 del 25 febbraio scorso, Emilia riceve due telefonate dal carcere di Taranto. Richiama e quando riesce a parlare viene sconvolta dalla notizia: “Suo marito è morto venga in obitorio”. Michele Pellecchia ha 50 anni e, secondo quanto viene riferito alla moglie, si è suicidato nella sua cella nel reparto sanitario. Michele, infatti è sotto terapia psichiatrica. Emilia, però, è convinta che non si tratti di suicidio e allora denuncia tutto e tutti. Vuole verità e chiarezza sui tanti punti oscuri che avvolgono la scomparsa di suo marito. “Non lo avrebbe mai fatto. Parlava di cambiare vita una volta uscito dal carcere”. Emilia e Michele si sono sposati cinque anni fa. È stato il suo primo fidanzato, si sono ritrovati dopo la separazione di lei e i 27 anni di carcere che Michele si è fatto in giro per l’Italia. Non era un tipo facile Michele, quando riteneva di aver ricevuto soprusi di qualsiasi tipo aggrediva le guardie. Al telefono non faceva altro che dire a Emilia il suo malessere. Le istanze per l’incompatibilità col regime carcerario non sono mai state ascoltate. Michele, in passato, aveva avuto problemi con la droga, ma li aveva superati. Nel giro di pochi mesi avrebbe lasciato il carcere per una comunità o diretto a casa ai domiciliari. Perché avrebbe dovuto uccidersi? Perché non ha lasciato nessun biglietto? Perché non ha mai detto nulla a sua moglie? Perché scriveva della voglia di cambiare vita e dedicarsi alla famiglia? Ci sono poi alcuni elementi obiettivi come gli orari e alcuni evidenti segni sul corpo. Michele, infatti, quando Emilia è andata in obitorio per il riconoscimento, aveva dei graffi che partivano dalla spalla, un foro sul petto e un occhio livido. Cosa è successo prima di morire? Possibile che si sia autoinflitto quel genere di ferite e contusioni? Ma soprattutto perché un detenuto psichiatrico è stato lasciato da solo? Insomma, Emilia non si rassegna e aspetta l’esito dell’autopsia e delle indagini. È pronta a tutto pur di restituire la pace a suo Marito e a se stessa. “Voglio la verità e non mi darò pace finché non la otterrò”.
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- di: Raffaele Caruso
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