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Nanuccio vive come un topo nella casa-discarica: tutti lo cercano ma nessuno lo vede

9 Gennaio 2023
– Autore: Antonio Loconte
9 Gennaio 2023
– Autore: Antonio Loconte

La vita di Nanuccio, Gaetano all’anagrafe, negli ultimi 10 anni è piuttosto simile a quella di un topo. Secondo quello che siamo riusciti a sapere, avrebbe come tutore un familiare con tanto di delega a riscuotere la sua pensione. Nanuccio ha 57 anni, vive in un edificio abbandonato tra le campagne di Torre a Mare e Noicattaro, a due passi dalla ferrovia. Da quando ha lasciato l’abitazione dove continua ad avere la residenza, al quartiere San Paolo di Bari, si è sistemato nel rudere diventato discarica. A trovarlo, nonostante tante persone lo stiano cercando, sono state alcune gattare baresi. L’obiettivo era quello di salvare i mici, soprattutto i più piccoli, ma Nanuccio non consente loro di avvicinarsi. Tanto hanno cercato, che alla fine l’hanno trovato e ciò che si è presentata davanti ai loro occhi è una realtà disumana.

L’edificio era stato murato, ma Nanuccio ha ricavato un pericoloso pertugio da cui entrare e uscire. Con la scusa di dovergli ridare la patente, sequestrata anni fa per essere stato trovato in auto con una sostanza stupefacente, siamo riusciti a entrare nella discarica. Per terra, nella stanza che ha adibito a cucina ci sono i piatti con il latte e il cibo dei gatti, misti a pentole, padelle e teglie con i suoi pasti del giorno e gli avanzi dei giorni prima. Nanuccio è gentile, vorrebbe a tutti i costi offrirci un panino con la peperonata o una stecca di cioccolata. Il conato di vomito non è per le condizioni bestiali in cui lui vive con l’idea che lavarsi non è una cosa importante, ma dettato da ciò che abbiamo saputo, ma che non siamo riusciti a verificare del tutto. Nanuccio avrebbe problemi con l’alcol e la droga.

Nella zona lo conoscono tutti, ma quando c’è stato bisogno di trovarlo per alcune esigenze nessuno sapeva dove poterlo trovare. Nanuccio è lì, in attesa che qualcuno intervenga anche perché in diverse occasioni mettere a rischio la sua vita e importuna gli altri, soprattutto nel bus numero 12 che prende per raggiungere le zone di Bari che frequenta. A quanto pare nemmeno i familiari, anche quelli che ne gestiscono le risorse, sapevano dove fosse rintanato. Oggi tutti lo sanno e ci chiediamo come sia possibile tutto questo. È vero, bisogna voler essere aiutati, ma in questa storia i conti non tornano, in tutti i sensi.