Skip to content

Nicola al buio nel fango, tracheo inutile va operato subito: il calvario di un uomo disperato. Nessuno interviene

19 Novembre 2022
– Autore: Antonio Loconte
19 Novembre 2022
– Autore: Antonio Loconte

Al buio, nel fango, con l’idea di morire soffocato da un momento all’altro. Il calvario di Nicola Bisceglie, residente in un container nelle campagne di Gravina continua nel silenzio generale delle istituzioni. I nostri appelli, iniziati il 25 luglio, rilanciati il 14 settembre e l’11 ottobre scorsi, sono caduti nel vuoto. Non si è fatto avanti nessuno dei rappresentanti istituzionali invocati a settimane alterne. Nessuna risposta dal primo cittadino di Gravina, Fedele Lagreca; dal direttore generale della Asl Bari, Antonio Sanguedolce; dal coordinatore del 118, primario del pronto soccorso dell’ospedale Perinei e direttore del dipartimento dell’emergenza-urgenza della Asl Bari, Antonio Dibello. Tutto tace, mentre Nicola continua a chiamare il 118 a causa dell’ormai inutile traceheotomia, a cui fu sottoposto un paio d’anni fa in seguito a un incidente stradale.

Ieri sera uno dei medici del 118 inviato sul posto, Francesco Papappicco, ci ha inviato l’ennesima testimonianza. Le bestemmie, il fiato corto, la tosse sono rimasti in testa a tutti, tranne a quanti potrebbero effettivamente alleviare le sofferenze di Nicola. Una serie inaudita di guai e una condizione di vita precaria, superabili se solo Nicola fosse sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione del tessuto di neoformazione flottante, come tra l’altro scritto nel referto medico. Insomma, se qualcuno sottoponesse Nicola a tutti gli accertamenti e fissasse l’operazione per la “chiusura di quel maledettissimo buco” nella trachea, di cui pare non abbia più bisogno, l’uomo potrebbe tornare ad avere una vita pressoché normale e gli equipaggi del 118 non sarebbero più costretti a correre in campagna, lasciando scoperti di volta in volta i territori di Altamura, Gravina, Spinazzola e Poggiorsini.

La tracheotomia non solo pare sia inutile, ma adesso è persino dannosa. Non contando il fatto che all’uomo non sono state fornite le cannule di ricambio e l’aspiratore per tracheotomizzati. È vero, Nicola non vuole lasciare più di un giorno il suo terreno, dove alleva anche alcuni animali, ma nel corso del tempo c’è stato pure chi si è fatto avanti per badare alle sue cose giusto il tempo necessario. Neppure la ritrovata volontà dell’uomo è riuscita a convincere i burocrati a intervenire. Fino alla prossima chiamata va avanti tutto nello stesso modo, con la speranza di non ritrovarlo cadavere, perché magari è rimasto soffocato o è caduto nel container buio. Nel frattempo gli equipaggi del 118 impiegano continuamente i kit di aspirazione (sacche monouso e sondini), andando in affanno nel caso di reali urgenze. Insomma, la storia di Nicola Bisceglie è l’emblema di quanto si possa complicare inutilmente la vita di un’intera comunità non risolvendo i problemi di salute di un solo uomo.