“Antonio ti prego aiutami ho davvero bisogno di una mano”, il primo messaggio inviato da Nicoletta. Ci ha chiamato e in lacrime ha invocato il nostro intervento. L’abbiamo incontrata a Trani e così vi raccontiamo la sua storia davvero molto particolare.
“Ho conosciuto 20 anni fa un uomo albanese, ci frequentavamo di nascosto perché qui era considerata una cosa strana la nostra frequentazione. Sono rimasta incinta e la mia gravidanza l’ho tenuta nascosta per 6 mesi. Mia madre l’avrebbe interrotta, ma io sono contraria a queste cose. Io ho voluto e desiderato mio figlio. Mia madre non conosceva chi fosse quest’uomo, appena l’ha visto si è innamorata e me lo ha tolto. Si vedevano e si sentivano di nascosto. Ho partorito da sola in ospedale, nessuno è venuto a trovarmi e a stare con me. Quando sono uscita dall’ospedale ho scoperto la loro frequentazione. Mi ha fatto passare per pazza, bugiardo, negando tutto. Dio è grande, sa chi dice la verità. Mio figlio sa tutto”.
Nicoletta ora è finita per strada. All’epoca doveva scegliere se andare in una casa famiglia con il suo bambino o stare in casa con i suoi zii. Ha optato per la seconda scelta. “Nel tempo la convivenza si è dimostrata impossibile. Ho perso il lavoro, ma non per colpa mia. Qui a Trani non c’è lavoro, sto girando tutto il Paese – racconta -. I miei zii mi hanno sbattuto fuori casa, mio figlio è lì ancora con loro. La prima sera ho dormito per strada in un portone. Non mi vergogno a dirlo. Una mia amica mi sta ospitando, non posso stare però tutti i giorni da lei. Ho chiamato voi per chiedere aiuto, per trovare un lavoro e una sistemazione. Sono disposta anche a lasciare Trani”.
“Vivo come una merda, mi sento inutile. Piango perché mi chiedo cosa ho fatto di male, ma poi penso che non è stata colpa mia, ma degli altri – conclude -. Sarò anche brutta, avrò anche problemi, ma ho un cuore che nessuno avrà. Mi faccio in mille per gli altri. Non mi interessa dei commenti negativi, quando vi ho chiamato sapevo a cosa andavo incontro. Questa sono io, questa è la cosa più importante e lo sa anche mio figlio”.
Abbiamo deciso di investire parte delle donazioni libere inviate alla nostra associazione per permettere a Nicoletta di dormire in albergo, in attesa di ospitarla in una delle casette di Quinto Potere. A quel punto dovremo fare in modo di trovare un lavoro per farla diventare indipendentemente nel minor tempo possibile. Nicoletta è specializzata nel lavorare scarpe e anche nelle pulizie, ma ribadisce di essere disposta a fare tutto. Passerà le ultime ore con suo figlio a Trani, prima di trasferirsi a Bari.