L’ordinanza con cui il 25 luglio il Consiglio di Stato ha permesso la ripresa dei lavori per il nodo ferroviario di Bari è valida a tutti gli effetti. È stato respinto il ricorso per revocazione presentato dai proprietari delle aree di Lama San Giorgio, attraversate in futuro dai binari, e dal comitato presieduto da uno di loro. La revocazione di un provvedimento di urgenza può essere disposta se mutano le condizioni sulla base di cui è stato emesso. I giudici della Quarta Sezione hanno stabilito che non è questo il caso, soprattutto in relazione ai suoli di Lama San Giorgio e alla posizione del comitato “per l’istituzione del Parco”che non esiste e probabilmente non esisterà mai: l’ordinanza, ricordano i giudici, “ha adombrato la possibile sussistenza di un difetto di legittimazione attiva”. L’ordinanza aveva anche condannato i proprietari a pagare salatissime spese legali (che per i Comuni potrebbero costituire danno erariale), ma Palazzo Spada ha detto «no» anche alla richiesta di revisione delle spese.
I giudici del Consiglio di Stato, che avevano capovolto a tempo di record la sospensione decisa il 1° luglio dal Tar di Bari, hanno stabilito che un “interesse proprietario” non può ostacolare la realizzazione di un’opera strategica quale l’eliminazione dei binari che tagliano in due il capoluogo pugliese. Lavori che, essendo finanziati dal Pnrr (per 204 milioni su 309) devono necessariamente essere conclusi entro il 2026, pena il disimpegno dei fondi: il governo Draghi su input del sindaco Antonio Decaro aveva approvato un decreto legge ad hoc per accelerare il procedimento davanti alla giustizia amministrativa, che poi non è stato convertito. Ma la decisione di sbloccare i lavori ha smontato il ricorso nel merito, a prescindere dai termini processuali. Ieri la questione è intanto tornata davanti al Tar di Bari per l’esame di merito. Il collegio ha rinviato la discussione al 12 ottobre per via del deposito di motivi aggiunti da parte dei ricorrenti.