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Nuovi lavori nessuna tutela, Capone (Ugl): “Salario minimo garantito non é la soluzione”

15 Aprile 2022
– Autore: Eleonora Francklin
15 Aprile 2022
– Autore: Eleonora Francklin

Nuovi lavori, ma con vecchi diritti. In un’era dove nascono nuove mansioni lavorative, è impensabile prevedere che si possano applicare diritti nati per altri tipi di lavori. Della questione ne abbiamo parlato con il segretario generale della Ugl, Francesco Paolo Capone. “Il lavoro cambia e le tutele devono essere al passo. Corriamo il rischio di interpretare le nuove esigenze con i vecchi modelli. Il mercato adesso è più competitivo e quindi le aziende devono essere in grado di produrre bene e avere un giusto prezzo per i prodotti”.

“Purtroppo – continua il segretario generale della Ugl – i nuovi lavori non hanno le giuste tutele. Se prendiamo i rider, non avevano nessun diritto. Grazie al nostro intervento, e ascoltando i loro suggerimenti, abbiamo potuto stilare un contratto con diritti esigibili fatto da un pacchetto di soluzioni mirate per quel tipo di lavoro”.

“La visione del Governo non incontra le nostre aspettative – ha aggiunto Capone -. Il confronto coi sindacati è sempre legato alla visione ideologica. Il ministro del Lavoro, ad esempio, sta facendo una battaglia per garantire il salario minimo. Il problema non è quello visto che l’87% dei lavori hanno un contratto collettivo nazionale che prevede un salario più alto rispetto al minimo. Il vero problema sono le tassazioni applicate sia ai lavoratori che alle aziende che riducono il salario e aumentano i costi ai datori di lavoro. Tutto ciò rende il lavoro italiano meno competitivo rispetto a quello degli altri paesi. Invece di voler garantire il salario minimo, bisognerebbe intervenire sui salari medi e col taglio dei cunei fiscali”.

“Arriveremo a un punto – conclude il segretario generale della Ugl – che il Governo si vanterà di aver risolto il problema del lavoro coi salari minimi, un po’ come è stato fatto con la povertà introducendo il reddito di cittadinanza”.