Giacomo Olivieri andò a trovare Angelo Falco, 61enne detto Lello, specialista delle rapine ai portavalori e affiliato al boss Savinuccio, a casa sua mentre si trovava ai domiciliari. L’ennesimo retroscena che emerge dalla maxi inchiesta della Dda di Bari che ha portato all’arresto di 135 persone nei giorni scorsi. Ma perché Olivieri andò a trovarlo? L’ex consigliere regionale stava cercando di comprare una storica azienda situata nella zona industriale della città, per ottenere finanziamenti e contributi dalla Regione e farli finire nelle sue tasche. Una vera e propria truffa che Olivieri andò a proporre proprio a Falco. “Un mafioso di livello così elevato da essere considerato unico valido mediatore delle due fazioni mafiose da sempre contrapposte”, il ritratto dei pm su “Lello”. Fino al 2021 è stato infatti il garante del patto tra gli Strisciuglio e Giovanni Palermiti ed è ritenuto un personaggio carismatico del quartiere San Paolo di Bari, oltre ad essere un esperto di arti marziali, con una profonda conoscenza di tecniche di combattimento.
L’incontro si è tenuto lo scorso 3 luglio a casa dell’abitazione tra San Paolo e Modugno dove Falco sta scontando i domiciliari per una vecchia condanna. A questa riunione hanno partecipato oltre a Falco e Olivieri anche il nipote di Falco, arrestato nel 2014 per una rapina ad un blindato a Cerignola, un collega avvocato dell’ex consigliere regionale e un imprenditore “vicino alla famiglia Falco”. “Ritengo che tu sei una persona che se sei arrivato dove sei arrivato. Sei una persona molto intelligente, altrimenti non arrivavi dove sei arrivato, quindi parlo con una persona che è più intelligente di me su. Se gli spiego i meccanismi che sono il mio lavoro, quindi questo quando io ho chiuso a cinquecentomila euro, il giorno dopo io vado in banca, chiediamo un prestito di 500mila euro, glieli leviamo e glieli diamo, ci rimetto i cinquecento che esco… ma noi in sei mesi ti ridiamo quelli, più altri trecento, stiamo già pronti”, il piano spiegato da Olivieri.
L’azienda storica scelta dall’avvocato ed ex consigliere regionale aveva i conti e i bilanci in ordine. Il titolare, disposto comunque a restare legale rappresentante per qualche tempo, era disposto a cederla per ragioni di età. Il piano prevedeva un investimento di 500mila euro da parte di Falco, l’80% del contributo ottenuto da 3 milioni di euro dalla Regione sarebbe andato a lui, il 20% a Olivieri. Una volta ottenuto il finanziamento, la società sarebbe stata fatta fallire e il denaro suddiviso, facendo in modo che non fosse documentabile. “Conviene farlo perché se noi adesso abbiamo 1.700.000 euro di fatturato intanto rispetto al fatturato e i parametri che abbiamo, ci andiamo a prendere questi 3-4 milioni di credito che ci giochiamo, per fare subito. Quelle sono cose che so fare io. Poi è chiaro che se l’anno prossimo invece di 1.700.000 arriviamo a 3 o 4 milioni di fatturato, è chiaro che possiamo assumere nuovi dipendenti, che vanno presi a schiaffi come dite voi”, spiega Olivieri che aveva fretta di chiudere entro l’estate per andare in ferie “tranquilli”. Nonostante l’impegno di andare insieme a visitare l’azienda attenzionata, l’affare non è andato poi in porto.