I tre giovani ragazzi arrestati questa mattina, tra cui due maggiorenni (uno era minore all’epoca dei fatti) e un minorenne (il maggiorenne arrestato è Paolo Natale Guglielmi), avrebbero ucciso il 38enne indiano Singh Nardev, morto in un casolare abbandonato la sera del 31 maggio scorso, perché volevano testare il funzionamento di una pistola appena comprata. Sarebbe questa l’origine sconvolgente del tragico evento. I tre hanno comprato una pistola a salve modificata al costo di 250 euro, dopo averla testata su alcuni oggetti hanno optato per il bersaglio umano. Al maggiorenne, sono state contestate anche le aggravanti della minorata difesa e dell’aver agito in concorso con minori d’età. Nonostante la ricostruzione i giudici non hanno condiviso la contestata aggravante della premeditazione.
La tesi del movente è stata svelata da un collaboratore di giustizia, parente di uno dei giovani assassini. A lui si erano rivolti per comprare i proiettili “Dopo aver sparato mi hanno fatto una videochiamata, nel quale mi hanno raccontato ridendo cosa era successo”, ha detto. I tre poi si sono allontanati come se nulla fosse e hanno raggiunto la piazza di Ceglie, dove ad attenderli c’erano tre amici che con un’auto li hanno portati via. Questi ultimi sono indagati. Le indagini svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Bari e richiamate nei provvedimenti cautelari, si sono fondate, tra l’altro, sulle audizioni dei testimoni oculari, sull’esame delle immagini di video sorveglianza acquisite, sulle intercettazioni telefoniche che hanno interessato i presenti all’interno della struttura abbandonata al momento del fatto e le persone sottoposte alle indagini.
Singh Nardev era del tutto estraneo a contesti criminali. Si trovava in Italia dal 2006, qualche giorno prima di essere ucciso aveva trovato un altro lavoro in un fruttivendolo.