Emergono nuovi retroscena sull’arresto di Salvatore Vassalli, il 59enne di Canosa di Puglia incensurato arrestato perché ritenuto il responsabile della morte del fisioterapista 63enne di Bari Mauro Di Giacomo, ucciso sotto la sua casa nel quartiere Poggiofranco la sera del 18 dicembre scorso. A lui gli inquirenti sono arrivati grazie ad alcuni dettagli.
In primis dalla targa dell’automobile. L’uomo è fuggito a bordo di una Hyundai i10 scura che è stata ripresa da una delle telecamere di videosorveglianza di via Camillo Rosalba, poco distante dal luogo dell’omicidio e pochi minuti dopo l’agguato mortale. Una manovra sospetta (l’auto si ferma e non passa al verde, poi attraversa l’incrocio con il rosso senza accorgersi del divieto di accesso, torna indietro e gira a destra per prendere la tangenziale) e alcuni numeri della targa hanno permesso agli inquirenti di restringere il cerchio.
Le attenzioni da subito sono state infatti rivolte alla vita privata e professionale della vittima, per capire chi potesse avercela con lui tanto da organizzare un agguato del genere. L’unica causa civile in corso di Di Giacomo era con una donna che sosteneva di aver subito delle lesioni in seguito ad una manovra fisioterapica. Gli investigatori hanno scoperto che il suo papà aveva una macchina Hyundai i10 di colore scura e compatibile con quella ripresa dalle telecamere. I numeri visibili coincidevano poi su quelli della targa dell’auto ripresa dalle telecamere.
Ma non finisce qui perché Vassalli avrebbe pianificato il delitto almeno da febbraio 2023, dieci mesi prima, facendo sopralluoghi davanti l’abitazione e lo studio professionale di Di Giacomo. L’analisi delle celle telefoniche lo ha confermato, così come la presenza dell’uomo a Bari all’ora esatta del delitto e il percorso di andata e ritorno Canosa-Bari.