La Corte di Assise di Bari (presidente Antonio Diella) ha condannato alla pena di 15 anni e 4 mesi di reclusione, con rito abbreviato, l’imprenditore 70enne di Gravina in Puglia Gaetano Scalese, imputato per l’omicidio volontario aggravato del 49enne Pietro Capone, noto come il “paladino della legalità” per la sua lotta all’abusivismo edilizio, ucciso con due colpi di pistola alla testa la sera del 10 marzo 2014 a Gravina.
Stando alle indagini della Polizia, coordinate dal pm Fabio Buquicchio, il killer seguì in auto la vittima mentre rincasava, colpendola a morte a pochi metri da casa, prima da dietro, alla nuca, poi quando era già a terra.
Capone aveva un contenzioso giudiziario pendente con Scalese, cominciato nel 2010, per un manufatto realizzato da Scalese che sconfinava su un terreno di proprietà di Capone. La vicenda, che di fatto aveva bloccato l’attività edilizia di Scalese, sarebbe approdata a processo il 5 maggio 2014, quasi due mesi dopo l’omicidio.
L’imprenditore, difeso dagli avvocati Andrea Di Comite (studio Polis) e Saverio Verna, è stato arrestato per il delitto quasi cinque anni dopo, nel giugno 2019. Nel febbraio 2021 ha ottenuto gli arresti domiciliari dopo un anno e otto mesi in cella (la scarcerazione è stata impugnata dalla Procura e l’appello cautelare è tuttora pendente). Scalese è stato anche condannato a risarcire le parti civili, i fratelli della vittima, assistite dagli avvocati Giovanni Battista Colonna e Sergio Casareale.