La difesa Fabio Giampalmo, il 21enne ex pugile che ha ucciso l’imbianchino 40enne Paolo Caprio in una stazione di servizio tra Bitonto e Modugno la notte del 4 settembre 2021, condannato in primo grado dalla Corte di Assise a 21 anni di carcere con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato dalla minorata difesa, dall’avere usato tecniche di combattimento e dai futili motivi, ricorre in Appello per la riduzione della pena.
La Procura aveva invocato una condanna di 30 anni. Secondo la ricostruzione dell’accusa, sostenuta dal pm Ignazio Abadessa, e confermata da alcuni testimoni e dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, l’imputato sarebbe arrivato nella stazione di servizio con la sua compagna, i figli e alcuni amici. Qui, dopo un diverbio, avrebbe sferrato quattro pugni a Caprio, che sarebbe caduto all’indietro, sbattendo la testa sul marciapiede, per poi perdere la vita.
Il 21enne ex pugile, nel corso di una precedente udienza, aveva chiesto scusa ai familiari della vittima. La sua difesa ha impugnato la sentenza e l’11 giugno si tornerà in aula. La tesi dei legali è che l’omicidio non è stato volontario ma preterintenzionale. La sua azione “non fu caratteristica di un pugile che voglia causare la morte di un avversario inconsapevole o, quantomeno, si sia determinato a percuoterlo anche a rischio di cagionarne il decesso”, sostengono i legali. Con questa tesi punteranno alla riduzione della pena del 21enne che potrebbe ottenere anche un ulteriore sconto di un terzo sulla pena, cioè quello previsto dal rito abbreviato.