È il 27enne Francesco Ricci il complice di Nicola Amoruso, il 25enne reo confesso dell’omicidio di Giovanni Colaianni, il 43enne ucciso da due proiettili nella notte tra il 21 e 22 giugno scorso, sul pianerottolo di casa in via Napoli. Il giovane è finito in carcere a distanza di mesi, dopo essere identificato grazie all’analisi approfondita delle immagini di videosorveglianza, che ponevano in risalto un suo peculiare tatuaggio, e per la corrispondenza di una sua impronta digitale impressa sulla parte interna del portone condominiale dove risiedeva la vittima.
Secondo quanto ricostruito finora, il figlio della vittima avrebbe discusso con Lorusso nelle ore precedenti al delitto quando, il 25enne assieme ad altre tre persone, lo avrebbero minacciato di morte se non avesse saldato un debito di mille euro per una partita di hashish. Minacce che sarebbero arrivate via social – attraverso Tik Tok e Messanger – anche alla sua mamma. A inviargliele sarebbe stata la madre del 25enne che invece lo accusava di aver rubato mille euro a suo figlio ancora minorenne. Intimidazioni che avrebbero intasato le chat del figlio del 43enne – tra mezzanotte e mezza e l’una – con frasi minacciose presumibilmente scritte dal 24enne, da sua madre e da un suo amico. Alle 2 del mattino Amoruso e Ricci si sono recati a casa di Giovanni Colaianni. Suo figlio non era a casa, il padre è sceso e lo hanno ammazzato. A premere il grilletto è stato Amoruso, mentre Ricci si trovava sul posto. Per il giudice che ha firmato l’arresto la responsabilità del 27enne, residente con la famiglia nella città vecchia e con qualche precedente per spaccio di droga, è una persona di “estrema pericolosità e con una personalità spregiudicata e violenta, sulla cui capacità di autocontrollo è dato seriamente dubitare, tenuto conto della indifferenza dimostrata nell’attentare, in concorso con Amoruso, alla vita di Colaianni”.