Antonio Busco inviò una lettera ai “mafiosi” di Japigia per chiedere una tregua durante la “primavera di sangue” del 2017. Questo è uno dei dettagli emersi dalle motivazioni della sentenza, depositate qualche giorno fa, del processo celebrato in Corte d’Assise che ha portato alla condanna all’ergastolo proprio di Busco, il killer di Giuseppe Gelao, ucciso il 6 marzo 2017. Busco si era allontanato da Bari con la sua famiglia per paura di essere ucciso e inviò una lettera con la richiesta di non spargere altro sangue per non darla vinta allo Stato. Fondamentali ancora una volta le dichiarazioni del pentito e collaboratore di giustizia Domenico Milella, l’ex braccio destro del boss Eugenio Palermiti.
“Nella lettera c’era scritto che questa guerra non la vince nessuno, la vince solo la magistratura, e faceva capire uno abbiamo ucciso noi, uno avete ucciso voi, chiudiamola. Con voi voglio fare pace, diceva sulla lettera. L’hanno letta cinquanta persone, questa lettera qua”, le parole di Milella riportate da La Gazzetta del Mezzogiorno. La versione della “lettera di pace” è stata però smentita da Busco durante il processo.
Un altro dettaglio riguarda la compagna di Antonio Busco che, il 5 marzo 2017, alla vigilia dell’omicidio di Giuseppe Gelao per mano del suo uomo, pubblicò su Facebook una foto mentre impugnava una pistola giocattolo con il commento “E poi li uccise tutti”, annunciando sui social di fatto l’aggressione armata che sarebbe avvenuta di lì a poche ore. “E non finisce qua”, le parole postate il giorno dopo sempre sui social. A riportarlo è la Gazzetta del Mezzogiorno.