Giovanni Palermiti, figlio del boss di Japigia Eugenio, accusato di aver organizzato ed eseguito l’omicidio di Michele Walter Rafaschieri, avvenuto il 28 settembre 2018 al tondo di Carbonara, è stato condannato all’ergastolo. Si tratta della prima volta per un esponente del clan Palermiti. Domenico D’Arcangelo, ex comandante della Polizia locale di Sammichele di Bari, accusato di aver fornito un falso alibi al killer, ovvero una multa falsa in cambio di un Iphone, è stato invece condannato alla pena di 5 anni di reclusione per corruzione e falso, con esclusione dell’aggravante mafiosa. Entrambi sono stati condannati anche a risarcire il Comune di Sammichele.
Condannato a 20 anni di reclusione il pluripregiudicato Filippo Mineccia, genero del capo clan Eugenio, tra gli esecutori materiali del delitto, maturato nell’ambito della guerra tra i clan Palermiti e Strisciuglio per la gestione dello spaccio a Madonnella. Per concorso nell’omicidio mafioso, il collaboratore di giustizia ed ex braccio destro del boss Palermiti, Domenico Milella, è stato condannato a 9 anni e 4 mesi. Al pregiudicato Michele Ruggieri sono stati inflitti 17 anni e 8 mesi, a Riccardo Campanale 18 anni per aver fornito le armi per l’agguato. Per gli imputati accusati di aver fornito supporto logistico ai killer il gup ha disposto condanne a 9 anni e 5 mesi per Gianfranco Catalano, nel ruolo di vedetta; 1 anno e 2 mesi di reclusione per Domenico Lavermicocca, accusato di aver poi cancellato le tracce; 2 anni di reclusione per Ignazio Froio, accusato di aver ospitato nel cortile della propria abitazione l’auto usata dai sicari. A Francesco Triggiani, accusato di detenzione di una pistola con riferimento ad un altro tentato agguato, è stata inflitta la condanna a 4 anni e 5 mesi di reclusione. Assolto invece Roberto Froio.