Alcuni dei dipendenti ed ex dipendenti dell’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ di Bari, accusati di aver rubato medicinali e dispositivi sanitari dalla struttura con il fine di utilizzarli in visite private in nero, hanno scelto la strada del patteggiamento fino ai 2 anni di reclusione che prevede il risarcimento del danno economico che ammonta a poco più di 3.500 euro, secondo quanto quantificato dalla farmacia dell’ospedale e riportato nel documento nell’udienza. A riportarlo è La Gazzetta del Mezzogiorno.
La scelta è dei 6 che sono stati raggiunti dalle misure cautelari e di Vito Lorusso, padre della ex consigliera comunale Maria Carmen, finito agli arresti domiciliari nella maxinchiesta Codice Interno per voto di scambio politico-mafioso e arrestato la scorsa estate nell’ambito di un’altra indagine per peculato e concussione (avrebbe chiesto soldi a pazienti malati di cancro per visite, ricoveri e per velocizzare pratiche burocratiche). Gli altri sono la caposala Maria Elizabeth Pompilio, di 51 anni, l’operatore socio-sanitario Onofrio Costanzo, di 56, gli infermieri in pensione Maria Longo, di 61, Michele Antonacci, di 66, Carlo Romito, di 70, e Basilio Damiani, di 63.
Altre 5 persone sono indagate: sono Emanuele Fino, compagno di Pompilio e suo presunto complice, Vincenzo Senese, gli infermieri Vito Lorenzo Novielli, Lidia Scarabaggio (ha scelto la strada del rito ordinario) e Donata Acquaviva (quest’ultima accusata di aver sottratto ad aprile 2021, durante la pandemia Covid). Gli imputati rispondono a vario titolo di peculato, autoriciclaggio, furto aggravato e ricettazione