“Un malato di tumore non ha scelta. Deve decidere se subire altri danni o versare denaro dopo la richiesta di un medico”. Per la gip Rosa Caramia i pazienti seguiti dall’oncologo Vito Lorusso si sentivano costretti a versare le somme richieste. Soldi, dai 100 ai 300 euro, chiesti dall’ex primario per continuare ad essere seguiti da lui e per avere un occhio di riguardo soprattutto per le lunghe liste d’attesa. Il 69enne, ricordiamo, è ora ai domiciliari con l’accusa di concussione e peculato. Come si evince dalla testimonianza della donna che ha fatto scattare l’inchiesta, l’atteggiamento di Lorusso aveva il fine ultimo di intascare del denaro facendo sentire i pazienti costretti a farlo. “Di solito prendo 250 euro, ma per voi faccio 100” avrebbe detto il 69enne alla paziente morta a causa di un tumore raro. “Era un esborso continuo, una prassi a cui non potevamo tirarci indietro. Tutto senza fattura” ha sottolineato la figlia della donna. Richieste di denaro esplicite accompagnate anche da rassicurazioni a cui i pazienti si affidavano, come si evince anche dalle intercettazioni. “Io mi sarei tolta un rene per mia madre, non ragionavo, non davo valore a niente se non alla sua vita. L’essenziale per me era che lei non soffriva e che avevamo delle speranze” ha continuato la donna che ha denunciato Lorusso. Il medico, ora ai domiciliari, dovrà essere sottoposti all’interrogatorio di garanzia insieme ai suoi avvocati Gaetano e Luca Castellaneta.
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- di: Raffaele Caruso
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