L’Ospedale della Murgia al centro di un nuovo presunto caso di cattiva gestione che meriterebbe approfondimenti diversi dai nostri. La mattina del 14 aprile una bimba di 9 mesi viene accompagnata al Pronto Soccorso, a detta dei genitori con febbre, inappetenza ed evidente debolezza. La piccola risulta positiva al tampone rapido del pre-triage. Dal Pronto Soccorso viene dunque chiesta una consulenza al pediatra di turno in reparto che, trascorsa qualche ora ha sentenziato il necessario trasferimento al Giovanni XXIII di Bari.
Da quel momento sarebbe iniziato il solito scaricabarile tra i medici del Perinei, che a un certo punto per tagliare corto dicono ai familiari di trasportare da soli la piccola dopo aver effettuato una prima sommaria valutazione. Per la precisione a mamma e papà sarebbe stato detto: “La bambina non può essere dimessa, perché tra l’altro è disidratata ma dovete portarla voi a Bari”. Già preoccupatissimi per la “sentenza”, i genitori rifiutano giustamente di procedere come gli era stato indicato. “Se ritenete opportuno trasferirla anche se non si può dimettere – tuonano i genitori della piccola – spetta a voi del Perinei attaccarle le flebo, prestare le prime cure e trasferirla con il personale sanitario che la assista. Abbiamo già perso tre ore senza far nulla, se peggiora o succede qualcosa vi riterremo responsabili di omissioni e rifiuto di atti d’ufficio”.
Gli stessi parenti chiedono di sottoporla ad un tampone molecolare di verifica prima del trasferimento, ma non viene effettuato. Evidentemente qualcuno sa come deve funzionare il sistema. Dopo ulteriori tentativi di persuasione, supportati da scuse come la celeberrima: “Carenza di personale” e altri batti e ribatti con toni aspri e perdite di tempo, la giovane mamma e la sua piccola vengono trasferite a Bari con un’ambulanza del Perinei. Se l’avessero trasferita da soli anche al Pediatrico sarebbe iniziato di nuovo l’iter del mattino.
Ironia della sorte, giunti al nosocomio barese il tampone molecolare risulta negativo, proprio come sospettavano i parenti. Fosse stato eseguito all’Ospedale della Murgia si sarebbe potuta evitare la tensione e il successivo trasferimento. La bimba in ogni caso viene ricoverata. Ci chiediamo cosa sarebbe accaduto se i genitori non si fossero legittimamente opposti all’andazzo e avessero firmato di assumersi la responsabilità di portare la piccola da soli fino al centro pediatrico barese dalla lontana Gravina. Speriamo che le cronache di questi racconti possano continuare a sensibilizzare la popolazione a rivendicare i propri diritti alla salute, per evitare in futuro di raccontare fatti con esiti drammaticamente peggiori della storia che vi abbiamo raccontato oggi.