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Panzerotti per indicare la cocaina, 14 arresti a Minervino Murge: giro di affari da 6mila euro al giorno

13 Maggio 2024
– Autore: Raffaele Caruso
13 Maggio 2024
– Autore: Raffaele Caruso

Erano soliti parlare al telefono di tavoli da prenotare, panzerotti da degustare o amici da trovare. Un linguaggio criptico che le 14 persone arrestate a Minervino Murge, nel nord Barese, dai carabinieri, utilizzavano abitualmente con i clienti con cui stabilire ordinativi e modalità di consegna di dosi di droga, cocaina soprattutto. In nove sono finiti in carcere, cinque agli arresti domiciliari.

Per tutti l’accusa contestata in concorso, è detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di persone di età compresa tra i 20 e i 50 anni che “spacciavano indistintamente ad adulti e ragazzini”, ha spiegato nel corso della conferenza stampa a Trani, il colonnello Massimiliano Galasso, comandante provinciale dei carabinieri Bat. In cella anche ci ricopriva il ruolo di coordinatore e responsabile dei tre distinti gruppi di spaccio attivi nel piccolo centro. Sarebbero stati loro a recuperare la droga e a gestire “i contatti telefonici con i vari acquirenti ai quali fornivano le indicazioni sul luogo e sulle modalità dello scambio denaro-droga”, ha aggiunto il capitano Pierpaolo Apollo, comandante della compagnia di Andria che con i suoi uomini ha condotto le indagini coordinate dalla Procura di Trani.

L’attività investigativa è andata avanti tra marzo 2022 e giugno dell’anno successivo accertando anche che il giro d’affari messo in piedi dagli indagati che oscillava tra i 5mila e i 6mila euro al giorno. Le operazioni di osservazione, pedinamento e intercettazione sono iniziate dall’analisi di “diversi reati predatori commessi nel paese e connessi al fenomeno dello spaccio di stupefacente perché chi ha bisogno di denaro per acquistarlo utilizza qualsiasi mezzo pur di ottenerlo: dai furti alle estorsioni ai familiari”, ha sottolineato Galasso. Lo smercio di droga avveniva in tre diverse piazze: piazza De Deo, piazza XX Settembre e quella intitolata a Giovanni Bovio, che ha dato il nome all’operazione. La vendita al dettaglio delle dosi veniva gestita, per ogni piazza, da tre distinti gruppi criminali “capeggiati da altrettante persone – ha concluso Apollo – che si avvelavano di stretti collaboratori per effettuare le consegne dello stupefacente a una vasta schiera di clienti per lo più del posto”.