“In questo momento l’azienda è unita, c’è una voglia di riscatto d’immagine. La nostra azienda non è questo, è un’azienda che lavora, dove ci sono 780 famiglie che vivono per l’azienda. Gettare tutto questo fango su un’azienda di quasi 800 persone per quattro persone che in questo momento sono state raggiunte da un provvedimento mi sembra veramente pesante da affrontare. Vogliamo assolutamente che venga fatta luce”. Sono queste le parole che Angela Donvito, presidente dell’Amtab, ha rilasciato per commentare l’indagine che nei giorni scorsi ha portato all’esecuzione di 130 misure cautelari e dalla quale sono emerse infiltrazioni della criminalità organizzata anche nell’azienda municipalizzata per il trasporto urbano di Bari. Sono 4 i dipendenti sospesi, ma emergono altri retroscena.
I clan erano riusciti a prendere il controllo anche delle aree di parcheggio del Palaflorio (Capriati) e dello stadio della Vittoria (Campanale) in occasioni di concerti e grandi eventi, aree che sarebbero dovute essere gestite e titolo esclusivo dall’Amtab. Tutto al prezzo di 5 euro. “L’Amtab chiudeva gli occhi per quieto vivere, nessuno osava mettersi contro quelle persone”, le parole del collaboratore Nicola De Santis, in passato ex autista dell’azienda, e per anni vicino al clan Capriati. “Anche perché poi spaccavano le auto e rubavano. I vigili invece venivano e non facevano mai niente”, ha aggiunto. In più i clan riuscivano a far entrare molta gente gratis agli eventi, senza biglietti o anche tramite biglietti che arrivavano grazie alle agenzie di sicurezza.
Senza dimenticare la questione dei posteggi abusivi sparsi per la città che sarebbero dovuti essere gestiti interamente dall’Amtab a tariffe agevolate. “Metà entravano con i grattini e i soldi li prendeva l’azienda, per fare vedere che lavoravano, l’altra metà veniva occupata da veicoli dopo il pagamento di 5 euro ai ragazzi dei Parisi”, ricostruisce De Santis.