Torniamo ad occuparci della storia di Mimmo Caldaro e del suo assegno di cura, entrata di diritto nella nostra rubrica “La burocrazia ci ammazzerà tutti”. Il primo servizio ha fatto rumore. Siamo stati diffidati, in una lunga e dura email ci viene detto che Mimmo non aveva tutti i requisiti per avere i soldi e che la verità era stata distorta. Mimmo conferma davanti ai nostri microfoni e alla nostra telecamera la sua versione dei fatti. “Ho presentato tutte le carte possibili e tutta la documentazione – spiega -. Ho potuto pagare solo un bollettino dei contributi Inps perché non ho i soldi nemmeno per pagare la mia assistente. Non ricevo alcuna mensilità a partire da maggio e sto pensando di vendere il rolex di mio nonno, a cui tengo tantissimo perché è l’unico ricordo, pur di racimolare soldi”.
Pare che qualcuno in alto si sia unito esclusivamente per porre rimedio alla situazione di Mimmo. “Bastava semplicemente capire che ho fornito tutte le carte possibili nel mio piccolo – aggiunge Mimmo -. Ho dimostrato di aver avuto delle persone a lavorare con me. L’assessore Barone ha dato colpa all’Europa, ma è mai possibile che l’Europa chieda di perseguitare disabili gravi o gravissimi? Faccio questa domanda a tutti voi. Deve dimettersi per salvarsi minimamente la faccia. Chiedo ad Emiliano di parlare anche di quello che sta accadendo, non ho sentito alcuna parola”. Abbiamo sentito telefonicamente Elsa Morra, dell’associazione “Oltre l’autismo si tinge di blu”. Siamo arrivati a conoscere l’esistenza della stessa identica situazione di Mimmo ma a San Ferdinando di Puglia, ma non solo. In redazione sono arrivati diversi messaggi. Qualcosa pare smuoversi o quanto mena si sono accesi i riflettori su questa delicata tematica. Anche diversi esponenti politici hanno mostrato sostegno nei confronti di Mimmo, anche se nessuno si è esposto pubblicamente.