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Peculato e falso in gestione cooperativa, indagato l’ex assessore Barattolo: nei guai anche avvocato barese

17 Novembre 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere
17 Novembre 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere

Il politico pugliese Filippo Barattolo, già assessore comunale e coordinatore regionale dell’Unione di centro, è indagato con un avvocato barese e un commercialista, agli arresti domiciliari, perché accusato di avere messo in atto, in quanto commissario liquidatore, un sistema per drenare risorse economiche a diverse cooperative in liquidazione coatta amministrativa. Le accuse a vario titolo sono di peculato, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in relazione alla gestione di cooperative in liquidazione coatta amministrativa con sedi a Padova, Roma, Savona, Taranto e Torino. La Guardia di Finanza ha eseguito nei loro confronti una ordinanza cautelare emessa dal gip di Bari su richiesta della Procura mettendo agli arresti domiciliari il commercialista calabrese residente e Roma, Gianluigi Caruso, di 56 anni, che sarebbe il dominus dell’attività illecita. Per Barattolo e l’avvocato barese Sergio Adamo, il gip ha disposto la sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici di commissario liquidatore e curatore fallimentare per la durata di un anno. Ai tre sono stati anche complessivamente sequestrati beni per circa un milione di euro, pari all’ammontare complessivo del profitto dei reati acclarati.

La Finanza hanno rilevato presunte “movimentazioni bancarie anomale disposte dal commissario liquidatore”, che sarebbero “consistite nell’emissione di diversi assegni circolari, intestati a ‘me medesimo’, in favore di due cooperative dal medesimo gestite. Tali titoli sarebbero stati, quindi, posti all’incasso dallo stesso con contestuali prelevamenti in contanti al fine di appropriarsi di denaro, nella sua disponibilità per ragioni d’ufficio, costituente patrimonio delle predette cooperative”. Secondo gli investigatori, Barattolo, all’epoca dei fatti commissario liquidatore, nominato dal Ministero dello Sviluppo Economico, di molteplici cooperative sottoposte alla procedura di ‘liquidazione coatta amministrativa’, avrebbe incassato denaro per se stesso che invece era nella sua disponibilità per ragioni di ufficio in quanto costituiva patrimonio delle stesse cooperative. Le indagini dei militari compiute sulle operazioni del liquidatore barese, avrebbero portato all’identificazione del presunto ‘dominus’ dell’impianto criminale: sarebbe stato il commercialista calabrese a gestire in realtà il ‘sistema delle cooperative in liquidazione’. Come “contropartita” per la presunta attività gestionale prestata, il commercialista “avrebbe percepito somme di denaro giustificate da incarichi professionali per un ammontare complessivo pari a oltre 270mila euro”.