A distanza di 7 anni dalla morte della 12enne Zaray Tatiana Coratella Gadaleta c’è un nuovo colpo di scena nell’inchiesta. La piccola morì il 19 settembre 2017 per una ipertermia maligna durante un intervento di riduzione di una frattura al femore all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari. Il Tribunale, al termine di un lungo processo, non ha disposto una sentenza e ha disposto una nuova perizia medico legale. Il prossimo 25 ottobre sarà conferito l’incarico ad un esperto per sciogliere tutti i dubbi della vicenda.
L’unico imputato resta Leonardo Milella, l’ex primario del reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, che rischia una condanna a 2 anni di reclusione. L’accusa è di omicidio colposo per non aver diagnosticato in tempo la patologia congenita di cui soffriva la bambina. Alla 12enne fu somministrato in ritardo il farmaco salvavita (assente nella sala operatoria) e fu trasferita in Terapia Intensiva con una febbre di oltre 43 gradi. Nell’ambito della stessa inchiesta, per il reato di omicidio colposo, l’anestetista ha già patteggiato la pena a 14 mesi di reclusione per aver in questo caso somministrato un farmaco controindicato per l’anestesia.
Le versioni dei medici presenti in sala operatoria sono sempre stati discordanti, nel giugno del 2020 si arrivò ad una richiesta di archiviazione perché non erano emersi elementi utili per “l’identificazione dei responsabili” a sostegno della tesi accusatoria. Ne è seguita poi l’opposizione alla richiesta di archiviazione nella quale il padre di Zaray chiese “la formulazione del capo di imputazione e l’espletamento di ulteriori indagini”. Ora tutto ruota attorno ai tempi di somministrazione del farmaco che avrebbe potuto salvare la vita alla 12enne. La famiglia ha chiesto un risarcimento danni di un milione di euro.