“Basterebbe leggere le centinaia di commenti e storie che sono comparsi sotto il mio post”. Giancarlo Visitilli risponde così al primario del Pronto Soccorso del Policlinico, Vito Procacci, dopo la smentita su quanto il giornalista ha denunciato con il suo post su Facebook. Una storia molto simile a tante altre e lo si evince dalle innumerevoli segnalazioni che ci giungono in redazione. L’ultima, dopo l’articolo sulla Shock Room del Pronto Soccorso, quella di una figlia che ci ha voluto raccontare quanto successo alla madre ancor prima che scoppiasse la pandemia.
“Il suo intervento doveva solo acuire e invece non è stato così. La mia accusa – sottolinea Giancarlo – non è contro i medici, perché per fortuna che esistono. Ma è anche vero che in quei giorni per riuscire a parlare con un medico, cosa che non è stata possibile a nessuno dei miei parenti i giorni prima, ho dovuto usare l’arma dell’essere giornalista”.
“Non sto difendendo mia madre, ma la mia paura di dover un giorno finire in quel non luogo. Come lei tanti altri uomini e donne possono raccontare storie terribili su quel posto. Ci sono le telecamere di videosorveglianza che possono confermare quanto ho denunciato. Non dobbiamo essere su due barricate diverse. Se qualcosa non funziona – conclude – sono io primario a dovermi porre la domanda sul perché c’è qualcosa che non va”.