Polignano caput mundi, se non altro è diventata la città più chiacchierata della Puglia. E questa volta le sue meraviglie non c’entrano un fico secco. A tenere banco oggi è l’arresto ai domiciliari del sindaco e vicesindaco della cittadina di Domenico Modugno. Corruzione, concorso in peculato e turbativa d’asta sono le accusa mosse a Domenico Vitto, anche presidente dell’Anci Puglia e a Salvatore Colella, l’assessore con delega ai Lavori Pubblici.
Che l’aria a Polignano fosse particolarmente tesa ce ne siamo accorti nei giorni scorsi, in occasione della nostra inchiesta giornalistica sulle case popolari, alcune vuote e altre abusate mentre tanti cittadini con i requisiti sono costretti a barcamenarsi in qualche modo per non finire in mezzo a una strada. Dopo aver sollevato alcuni casi clamorosi avevamo sentito il comandante della Polizia Locale. Il dirigente, senza troppo sbilanciarsi, aveva ammesso la presenza di alcune situazioni dubbie, già segnalate alla dormiente Arca, l’Agenzia Centrale per l’Abitare della Regione Puglia.
In sostanza tutti sanno, ma si può attendere nonostante l’emergenza abitativa galoppante ovunque. Via Mastrochirico, Via don Luigi Sturzo, via Madonna d’Altomare sono alcuni dei centri popolari in cui siamo stati nei giorni scorsi, all’indomani della denuncia di Mina Colavitti, vedova con un figlio minore a carico sotto sfratto esecutivo, ormai prossimo, alla quale è stata negata una casa perché non disponibile. Eppure, scavando scavando, abbiamo scoperto che gli alloggi ci sono, un paio addirittura vuoti, molti altri abusati in ogni modo, anche usati come case vacanze da polignanesi che ormai vivono all’estero.
Alla vigilia dell’arresto dei due amministratori ci siamo recati negli uffici del comune di Polignano per cercare di capire come stessero effettivamente le cose. Insieme al dirigente del personale, ex dipendente dell’Arca, abbiamo appurato che ci sono due delle case da noi visitate, quella in via don Luigi Sturzo e un’altra in via Madonna d’Altomare, nelle disponibilità del Comune da dicembre e luglio 2021. Da allora sono vuote, mentre molti cittadini invocano proprio il diritto alla casa. Un corto circuito generato da nessuna ragione specifica stando a quanto ha dichiarato il dirigente Giovanni D’Accolto.
Insomma, si sarebbe potuto fare prima se solo l’ufficio competente se ne fosse occupato prontamente. Al netto dei limiti della burocrazia le assegnazioni sarebbero state possibili al massimo in un paio di mesi. Le assegnazioni, ci è stato assicurato, avverranno nel più breve tempo possibile, ma resta il problema dei controlli sul mantenimento dei requisiti per l’assegnazione di un alloggio popolare, oggi completamente inefficaci perché le amministrazioni pubbliche interessate non interagiscono tra loro in maniera sistematica. In attesa degli sviluppi della nostra inchiesta giornalistica e dell’assegnazione dei due alloggi lasciati colpevolmente vuoti per troppo tempo, continueremo a raccontarvi alcune situazioni paradossali.