Francesco Cavallari, il re della sanità privata barese, non avrebbe potuto fare un’associazione a delinquere da solo. Questo è alla base della motivazione per cui la Corte di Appello di Lecce ha assolto Cavallari. Una sentenza, come si evince su Repubblica, che toglie l’accusa diffamante dalle spalle del re della sanità privata barese solo post mortem. Cavallari è deceduto all’età di 83 anni nel 2021 a Santo Domingo. L’unica condanna che resta è quella per estorsione. Tutto ciò è stato possibile con la richiesta di revisione da parte dei figli Daniela e Alceste.
I giudici credevano che Cavallari avrebbe costituito un associazione mafiosa con il boss di Japigia, Savinuccio Parisi, e con il manager delle Case di Cura Riunite, Paolo Biallo. La loro condannato fu annullata perché “il fatto non sussiste”, quindi Cavallari non avrebbe potuto associarsi con se stesso, come ripeteva durante il suo esilio. Fosse arrivata prima l’assoluzione, Cavallari sarebbe potuto tornare a Bari da uomo libero, ricordiamo si era trasferito nei Caraibi per evitare la galera a causa dei suoi problemi di salute.