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Promessa di incarichi, le minacce del funzionario regionale: “Ti mando i mafiosi di Bari”

3 Marzo 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere
3 Marzo 2022
– Autore: Redazione Quinto Potere

Si aggiunge un nuovo tassello in merito all’indagine che ha coinvolto l’assessore Giovanni Stea. La Guardia di Finanza, oltre alle intercettazioni riguardante l’incontro nel suo ufficio, hanno anche le conversazioni avvenute in campi sportivi o stazioni di servizio in cui si discuteva della gestione degli appalti e i relativi pagamenti.

Secondo quanto emerge su Corriere, il sistema illecito è stato denunciato dalla Arevà Ingegneria srl, la stessa società che aveva delle controversie con la Regione in merito alla revoca degli appalti e che si occupava dei lavori e della sicurezza negli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nei comuni di Corato e Grumo.

Stea, all’epoca dei fatti assessore all’ambiente, è accusato di aver cercato di convincere la Arevà Ingegneria a risolvere le controversie con la Regione in sede stragiudiziale, convincendoli a ritirare le denunce in cambio di nuovi incarichi.

Nella inchiesta sono anche coinvolti il dg Asset, Elio Sannicandro, e l’avvocato penalista Salvatore Campanelli, che nella nostra intervista nega di avere avuto un ruolo nella vicenda, e anche il funzionario regionale Daniele Sgaramella.

Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe minacciato un ingegnere della Arevà, Francesco Trisolini, presente durante l’incontro nell’ufficio di Stea. Sgaramella avrebbe detto a Trisolini che, qual ora non fossero state cambiate le carte secondo quanto indicato, gli avrebbe mandato i mafiosi di Bari. Minacce che sarebbero state fatte anche davanti a testimoni che hanno fornito il loro racconto agli inquirenti.

Un altro incontro sarebbe avvenuto nel bar di una stazione di servizio di Adelfia, dove l’avvocato Campanelli avrebbe incontrato l’altro ingegnere della Arevà, Conforti. In quel caso l’ingegnere fu invitato da Campanelli a essere più celere e collaborativo, lasciando intendere che se fosse stato così le condizioni in seno all’Arevà sarebbero mutate e che si sarebbe interessato all’eliminazione della causa preclusiva.