È marzo 2020, siamo nel pieno della pandemia e il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, lamenta la mancanza di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari. Il momento è drammatico. Gli appelli commossi in televisione si sprecano, mancano anche i respiratori. Non ce ne sono da nessuna parte viene ripetuto a mezzo stampa. Parte la raccolta fondi con cui si chiede ai pugliesi un sacrificio per il bene di tutti contro il maledetto coronavirus. In quei giorni un imprenditore toscano, attraverso la mediazione di un collega barese, si fa avanti e propone direttamente la fornitura di mascherine ffp2 ed ffp3, tute, respiratori e tutto il resto in grandi quantità e a prezzi convenienti rispetto alla speculazione mondiale in atto.
Cinquecentomila mascherine ffp2, 3 milioni di mascherine ffp3 a un costo complessivo poco superiore ai 22 milioni di euro. La merce, cinese e con tutte le certificazioni richieste, sarebbe disponibile entro 5 giorni lavorativi. È tutto contenuto nella proposta avanzata in una lettera del 21 marzo 2020 a firma dell’amministratore unico della società in questione. Non solo. Il 15 marzo, lo stesso imprenditore scrive a Emiliano e gli annuncia della possibilità di fargli arrivare 2/300 test antigenici da far provare prima della eventuale fornitura. E così anche per un centinaio di respiratori e altro materiale.
“A posto Michele?”, scrive l’imprenditore barese. “A posto grazie tante, sei bello assai”, risponde il presidente. Poi però non succede nulla e l’uomo riscrive al governatore. “Michele, se non diamo risposta entro le 18, le 8 milioni di mascherine, invece di arrivare qui tra 4 giorni vanno in Spagna. Ci serve la mail di conferma per organizzare tutto. Ti abbiamo trovato anche i ventilatori, le tute e gli occhiali”. E poi le specifiche continuano. “Mascherine top della 3M, di più non abbiamo potuto fare, i ventilatori nel caso sarebbero disponibili già dai primi di aprile”. Il Presidente dice anche all’imprenditore Toscano di di chiamare Lerario, al quale era stata annunciata una sua telefonata. L’interlocutore dell’operazione per conto della Regione Puglia è proprio Mario Lerario. L’imprenditore, insiste per agevolare il suo paese. Sa che quel materiale in un modo o nell’altro lo vende, il mondo intero lo cerca. Non avendo alcuna risposta, a quel punto scrive direttamente al cellulare di Lerario.
Buongiorno Dott Lerario , io sono XXX XXX e sono il Referente in Italia dell’Azienda Che ha in Stock pronte più di 15.000.000 di mascherine FFp2 e Ffp3 oltre a 10.000.000 di mascherine chirurgiche . Tutte a norma di legge con Fda, ISO e Certificazione EUROPEA. Ho messo in contatto Azienda Di Produzione con La Ditta XXX di XXX che ha dato la propria disponibilità a presentare offerta a Protezione Civile della Regione Puglia a seguito Contatto con il signor XXX XXX . Sono tre giorni che mi ha fatto tenere bloccate sulla Parola 3.500.000 di mascherine . XXX ieri sera ha inviato offerta via email. Questa mattina alle 7 il signor XXX ha chiesto invio di un contratto e la modifica di 500.000 da FFp2 con filtro ad altre senza filtro e mi ha di nuovo confermato la firma e la produzione entro oggi del contratto . Rimango meravigliato adesso che nessuno della Protezione Civile abbia perlomeno risposto ad una email. Posso addirittura pensare che tutto quello che ho fatto per tenere ferme 3.500.000 di mask non sia servito a nulla! Se non ad appoggiare un’offerta più bassa per agevolare altra azienda. Io le posso dire che mi hanno inviato un modulo d’ordine con Intestazione Protezione Civile Regione Puglia. Rimango disponibile fino alle 17 a cercare una soluzione se siete interessati, altrimenti consegnerò il materiale disponibile alla Grecia e alla Spagna e sono tre giorni che non lo ho fatto privando persone di questo “solo per onore di parola e perché preferivo che fossero dei miei connazionali a beneficiarne . Cordiali Saluti XXX XXX. Mi permetto di inviarle foto del Nostro magazzino”.
In un altro messaggio l’imprenditore, non avendo ancora risposta scrive ancora a Lerario: “Mi scusi la mia intrusione sul suo telefono mobile, ho solo cercato di agevolare il mio paese l’Italia”. Il 18 marzo si parla dei ventilatori, 100 ventilatori pronti in 5 giorni al prezzo di 16mila euro ciascuno. Il mediatore barese, non avendo notizie da Mario Lerario si rivolge direttamente al Presidente Emiliano. “Stiamo aspettando la controfferta di Lerario che non arriva”, scrive al governatore. “Manda a me l’offerta”, risponde il governatore, ma l’imprenditore barese insiste: “Te l’ha mandata XXX”. L’offerta sarà mandata agli indirizzi mail [email protected]; [email protected]; [email protected]; [email protected], oltre che alla mail della Protezione Civile.
Alla luce del terremoto che ha scosso la Regione Puglia, con l’arresto tra gli altri anche di Mario Lerario, la questione riesplode in tutta la sua attualità e fa vedere in un’altra ottica quei momenti particolarmente concitati, in cui operatori sanitari e cittadini pugliesi erano convinti di doversi rassegnare. A leggere carte e conversazioni la Regione non voleva pagare anticipatamente, ma neppure avrebbe fatto un ordine d’acquisto, senza il quale non era possibile sdoganare la merce perché Arcuri, sì lo stesso commissario Arcuri finito anch’egli nella morsa della Giustizia, si era arrogato il diritto di requisire qualsiasi dpi o ventilatori non fossero destinati alla Pubblica Amministrazione. Pertanto, pur volendo Emiliano ricevere la merce, le condizioni che avevano posto erano quelle di pagare a merce ricevuta. Ma come potevano ricevere la merce se non era possibile sdoganarla senza un ordine di acquisto da presentare alla Dogana? A quel punto l’imprenditore barese trovò il sistema, ovvero la formula di pagamento attraverso la cosiddetta lettera di credito (tu dici alla banca di pagare solo quando ricevi materialmente la merce), ma anche quella, inspiegabilmente, non fu accettata. La teoria dei malpensanti, non certo la nostra, è che fosse tutto un meccanismo per non dare spazio a chi non fosse già predestinato, ma soprattutto avrebbe evidenziato l’incapacità di reperire la merce di cui si aveva un disperato bisogno. Operazione che al gruppo di imprenditori era riuscita.
Nessun reato, s’intende, erano comunque imprenditori che cercavano di fare i propri interessi, ma in ogni caso provando a privilegiare il loro Paese nonostante le pressioni giunte da altre parti del mondo e avrebbero fornito il materiale a un prezzo competitivo durante una delle più spietata corsa all’accaparramento di ogni specie di dispositivo di protezione individuale. Materiale arrivato dunque dopo rispetto a quando i pugliesi ne avrebbero potuto beneficiare e per di più scatenando un mare di polemiche per la dubbia efficacia di certe tute e mascherine.