Nei casolari, in macchina, in camper, per strada. Non importa dove, ciò che conta è portare soldi agli sfruttatori. Venti euro per un rapporto di pochi minuti e fino a 50 rapporti al giorno per un incasso mensile di alcune decine di migliaia di euro. Le indagini che hanno portato all’arresto di un cittadino di Bitonto, accusato di favoreggiamento, e di due schiave rumene raggiunte da mandati di cattura delle procure di Roma e Milano, sono ancora in corso.
Si sta cercando di ricostruire la filiera dello sfruttamento di numerose donne di nazionalità sudamericana e dell’Europa dell’Est. Non è esculo possano essere coinvolte altre persone, sfruttatori e schiave. Per cercare di comprendere il fenomeno, tra ammissioni e imbarazzanti “non so”, siamo andati sulla provinciale 231, nel tentativo di parlare direttamente con le donne. Il primo effetto della telecamera è stato generare il fuggi fuggi dei clienti – uomini di tutte le età – e il terrore delle prostitute, obbligate a lavorare per risarcire gli aguzzini. Una riflessione su quanto un paese bigotto come quello italiano dovrebbe affrontare seriamente la questione, regolarizzarla per evitare tutti i problemi che abbiamo riscontrato.
Ognuno è libero di fare ciò che vuole del proprio corpo, ma se è effettivamente libero di farlo e non costretto come nel caso delle numerose donne che si prostituiscono sulla provinciale 231. A Terlizzi, ormai da tempo, è operativa una task force dedicata della Polizia Locale. Si tratta di un lavoro prezioso, tuttavia non del tutto efficace.