Torniamo ad occuparci del maxi processo nato dall’inchiesta Codice Interno, che a febbraio scorso ha portato all’arresto di 130 persone tra politici ed esponenti di clan baresi. Ieri si è celebrata la prima udienza del processo, si punta a scoprire come la mafia sia riuscita a infiltrarsi nei tessuti economici, sociali e politici della città.
Emerge un retroscena. Il clan Parisi-Palermiti controllava il territorio sfruttando il rapporto con alcuni pubblici ufficiali, tra cui diversi esponenti delle Forze dell’Ordine. Ma non solo, ci sarebbero talpe anche nella Procura di Bari. Ieri sono state depositate nuove intercettazioni riguardanti alcuni degli imputati legati alla criminalità organizzata, che comunicavano tra di loro su chat criptate utilizzando delle sim canadesi non intercettabili. Per decriptarne il contenuto, gli inquirenti baresi sono stati aiutati dalle autorità francesi e olandesi. È emerso che ciascun affiliato avesse un interlocutore all’interno della pubblica amministrazione al fine di acquisire informazioni utili sulle attività e sulle operazioni di poliziotti, carabinieri e finanzieri.